IL FIGLIO SIMONE ANNICCHIARICO E LA SUA CARRIERA DA CONDUTTORE

Stasera a Techetechetè si parla anche di Walter Chiari, indimenticabile personaggio della storia dello spettacolo italiano. Non tutti sanno che Simone Annicchiarico, noto conduttore televisivo, è suo figlio. Infatti Walter Chiari era un nome d’arte, il suo vero era appunto Walter Annicchiarico. Simone nase a Roma l’otto agosto del 1970 e il primo programma che conduce è “La valigia dei sogni” su La7, avventura che durerà dal 2007 al 2013. Nel frattempo inizia a condurre anche altri programmi con Italia’s Got Talent e Fronte del palco che sono sicuramente due dei suoi successi maggiori. E’ un ragazzo spigliato e anche se professionalmente dal padre Walter Chiari non ha preso i tempi della commedia, ha comunque ereditato la personalità nell’essere sempre presente sul palcoscenico con personalità e grande intelligenza. (agg. di Matteo Fantozzi)



UN MATRIMONIO “PARTICOLARE”

Walter Chiari, pseudonimo di Walter Annicchiarico è nato a Verona l’8 marzo del 1924 è stato un attore, comico e conduttore televisivo italiano. Attore teatrale, cinematografico e televisivo, è stato uno dei più noti comici dello spettacolo italiano e uno degli esponenti di spicco della commedia insieme ad Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi. Durante le riprese del film Sono strana gente, l’attore conobbe sul set l’attrice Alida Chelli ed iniziò con lei una lunga e tempestosa storia d’amore fatta di litigi e ricongiungimenti. Nel 1969, mentre Alida era impegnata nelle riprese dello sceneggiato televisivo Giocando a golf una mattina, ricevette una telefonata da Sydney. All’altro capo del filo c’era Walter, che nella città australiana stava girando il film Squeeze a Flower che le disse «Sono vestito da frate davanti a una fontana, se accetti di sposarmi mi ci butto dentro!». Due giorni dopo le nozze vennero celebrate in una chiesa di Sydney, ma il matrimonio si preannunciò immediatamente ricco di problemi. All’uscita della chiesa Walter andò via con degli emissari della produzione che lo portarono ad un evento promozionale a cui doveva partecipare e di cui si era dimenticato. La povera sposa si trovò a dover tagliare da sola la torta nuziale.I due divorziarono nel 1972, dopo meno di tre anni dalle nozze, ma anche in seguito Walter restò sempre in buoni rapporti con Alida e con il figlio Simone.



I PROBLEMI CON LA GIUSTIZIA

La puntata della trasmissione Techetechetè in onda questa sera su Rai 1 sarà dedicata ad uno degli artisti italiani più amati del secolo scorso: l’indimenticato Walter Chiari. Dalle teche della Rai saranno quindi estratti alcuni straordinari contributi filmati grazie ai quali sarà possibile rivedere all’opera un talento purissimo del mondo dello spettacolo, capace sempre e comunque di catturare l’attenzione del pubblico. Nato a Verona nel marzo del 1924 e registrato all’ufficio anagrafe con il nome di Walter Annichiarico, Chiari ha esordito al cinema nel 1947 nel film di Giorgio Pastina, Vanità, al fianco di Liliana Laine e Dina Galli. L’anno seguente ha ottenuto una enorme visibilità grazie alla partecipazione alla pellicola di Mario Mattoli, Totò al Giro d’Italia. Purtroppo nel corso della propria carriera ha avuto anche dei problemi con la giustizia ed in particolare nel maggio del 1970 venne arrestato con l’accusa di consumo e spaccio di cocaina. Rimase in carcere per 70 giorni e nel 1971 venne processato ottenendo il proscioglimento dall’accusa di spaccio ma la condanna con condizionale per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale.



WALTER CHIARI, IL RICORDO DEL FIGLIO SIMONE

Simone Annichiarico in un’intervista rilasciata per il settimanale L’Espresso ha voluto ricordare alcuni aspetti privati di suo padre Walter Chiari scomparso nel 1991 all’età di 67 anni. In particolare, Annichiarico ha voluto rimarcare la sua innata capacità di farsi amare: “Non si riusciva a non amarlo. Lui rapiva l’attenzione e gli affetti. Tutti sentivano che aveva un cuore grande e una testa libera da qualsiasi tipo di vincolo. Per questo lo perdonavano sempre. Di cosa? Delle fughe, delle assenze, di dare cento appuntamenti contemporanei e non rispettarli, di non presentarsi in teatri strapieni, di bucare addirittura l’ultima puntata di ‘Fantastico’: sgarbi imperdonabili nel mondo dello spettacolo. Ma appena chiedeva scusa, riconquistava il pubblico e gli amici. Mio padre era un trascinatore. Un dissipatore? Certo, di denaro, che sperperava a man bassa e distribuiva a chiunque ne avesse bisogno fino a morire povero, ma non di talento. Montanelli, che impazziva per lui, non si capacitava che non stesse in America al posto di Bob Hope, ma Walter faceva soltanto quello che gli piaceva davvero”.