Nino Manfredi è il vero protagonista della serata di Rai Uno con ”In arte Nino”. L’attore di Frosinone ha ricevuto anche delle importanti onorificenze, dimostrando quindi di avere grande stima anche da parte delle istituzioni. Il 19 dicembre del 1978 il Presidente dela Repubblica Sandro Pertini decide di sua iniziativa di premiarlo con la nomina di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Successivamente il 16 marzo del 1994 riceve invece il merito di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Sicuramente due onorificenze che regalano grande onore anche ai familiari ancora in vita come la splendida moglie Erminia Ferrari. Staremo a vedere quali saranno le prossime emozioni che vivremo grazie al film in onda in questi momenti su Rai Uno. (agg. di Matteo Fantozzi)



UN PASSATO DA DOPPIATORE

Tra le tante attività svolte da Nino Manfredi, come vedremo nel film stasera In arte Nino, c’è anche quella di doppiattore. Ha prestato la voce a tanti attori, ma la maggior parte di questi erano italiani. Lo straniero più noto che ha doppiato è Robert Mitchum nel film Sette settimane di guai. In passato l’abbiamo visto anche doppiare Gerard Philipe in Fanfan la Tullipe e in Le belle della notte. Tra i grandi attori italiani doppiati c’è Marcello Mastroianni di Parigi è sempre Parigi e Renato Salvatori in La domenica della buona gente. Non possiamo poi dimenticare quando la sua voce è stata voce narrante di Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi. Da giovannissimo Nino Manfredi è stato anche doppiato, infatti gli hanno prestot la voce Giuseppe Rinaldi in Torna a Napoli, Stefano Sibaldi in Monastero di Santa Chiara e Corrado Mantoni in La domenica della buona gente. (agg. di Matteo Fantozzi)



L’AVVENTURA DA REGISTA

Nino Manfredi è pronto a tornare sul piccolo schermo grazie alla messa in onda del film ”In arte Nino”. Il noto comico e attore però ha fatto anche molto altro in carriera. Non tutti sanno che Nino Manfredi è stato anche regista. Il primo film diretto è un lavoro corale e cioè L’amore difficile diretto insieme ad Alberto Bonucci, Sergio Sollima e Luciano Lucignani. L’episodio L’avventura di un soldato diretto da questi è sicuramente il più famoso della pellicola anche perché quasi muto e molto particolare. Nel 1970 invece dirige il suo primo lungometraggio e cioè Per grazia ricevuta del quale è anche protagonista al fianco di Lionel Stander e Delia Boccardo. L’ultima regia è del 1981 quando dietro la macchina da presa si occupa di Nudo di donna nel quale recita al fianco di una meravigliosa Eleonora Giorgi. (agg. di Matteo Fantozzi)

VIE, TEATRI E PIAZZE A LUI INTITOLATE

Stasera si torna a parlare di Nino Manfredi con la messa in onda del film In arte Nino, ma sicuramente sono tantissimi i momenti da quando questo grande artista è morto che si cerca di onorare la sua splendida presenza su questa terra. A lui infatti sono state intitolate strade, piazze, premi e teatri. Partiamo da Roma, città di cui Nino Manfredi era figlio adottivo visto che era nato non molto lontano dalla capitale e cioè a Castro dei Volsci nella provincia di Frosinone. A Ostia gli è stato dedicato un teatro nel 2005, mentre dal 2006 un viale del Giardino degli Aranci porta il suo nome. A Frosinone durante una cerimonia l’osservatore astronomico di Campo Catino gli ha dedicato l’asteroide 2002 NJ34 chiamandolo 73453 Ninomanfredi. A Pastena invece a lui è stato dedicato un premio per l’etica professionale in vari campi. Anche i Nastri d’argento dal 2009 hanno deciso di instituire il premio Manfredi. La sua città natale però gli ha dedicato una vera e propria manifestazione il Festival del cinema della Ciociaria Nino Manfredi. (agg. di Matteo Fantozzi)

IN ARTE NINO, IL FILM SULLA SUA VITA

Nino Manfredi tornerà a fare capolino nelle televisioni degli italiani lunedì 25 settembre grazie al film ‘In arte Nino’. Se pensavate di sapere tutto (ma proprio tutto) sulla vita di Nino Manfredi, questo film vi farà comprendere che, forse, non ne sapevate poi così tanto. La pellicola, infatti, si concentra su un determinato periodo della vita dell’attore romano, quello cioè che va dal 1939 fino al 1959. Un ventennio, insomma, di cui tutti o quasi sono all’oscuro ma che ha visto accadere fatti davvero degni di nota. Il film vede nei panni di Manfredi l’istrionico attore Elio Germano, una vera e propria sicurezza nel mondo attoriale italiano che ha interpretato lungo l’arco della sua carriera anche personaggi difficili come il grandissimo Giacomo Leopardi. La moglie di Nino Manfredi, invece, è la meravigliosa Miriam Leone, dalla bellezza algida e ipnotica. Cosa ancor più importante, di questo film, è la regia: dietro la cinepresa si trova il figlio di Manfredi, Luca, che ha considerato questo film come un vero e proprio tributo nei confronti del padre e come un tenero ‘ti voglio bene’.

NINO MANFREDI E LA TUBERCOLOSI

Un altro aspetto davvero interessante della vita segreta di Nino Manfredi è la sua malattia. Già, perché a vederlo recitare nei suoi film, in tv, oppure a teatro, l’attore romano non pareva affatto aver passato le pene dell’inferno e invece è proprio così. Nino Manfredi, nel 1939 (quando ancora non lo conosceva nessuno e non era nient’altro che un ragazzo) si ammalò violentemente di tubercolosi. Una malattia tremenda, devastante, e che per il progresso medico-scientifico di allora era mortale. Mortale per tutti o quasi, ma non per Nino Manfredi. Il grande attore romano dovette stare tre anni ricoverato in un ospedale (o meglio un sanatorio, visto che i malati di tubercolosi venivano inseriti lì) in bilico tra la vita e la morte. Di tutti gli ammalati, solo lui si salvò: riuscì a riprendersi brillantemente dalla malattia e a iniziare quella carriera che lo avrebbe portato molto, molto in alto. Nel film a lui dedicato, ‘In arte Nino’, questo aspetto è messo chiaramente in evidenza, così come le naturali e assolutamente umane liti familiari. Perché nessuno al mondo è fatto di ferro: difficile a crederlo, ma nemmeno gli eroi del cinema lo sono.

LA CITTA’ DI TERNI CHIAMATA AD INTERPRETARE L’ANTICA ROMA

Il film biografico su Nino Manfredi doveva, per forza di cose, rappresentare una Roma che al giorno d’oggi non c’è più: una Roma non ancora devastata dai cosiddetti ‘palazzinari’, ma bensì libera e con immensi spazi aperti. La Roma di Nino Manfredi, insomma, dove al posto degli enormi palazzoni con tante e tante scale c’era ancora la campagna con i suoi animali: mucche, pecore, cavalli. La Roma della prima metà del Novecento, più o meno. Per venire incontro a esigenze di regia, quindi, Luca Manfredi ha dovuto trasferire l’intera location in Umbria, e precisamente a Terni. La città famosa per le acciaierie ben si prestava, nel suo insieme, a rappresentare la Capitale ai suoi esordi urbanistici moderni: più campagna, dunque, e meno urbe vera e propria. La città di Terni, comunque, è stata scelta anche per il particolare legame che la lega al figlio di Nino, Luca, da sempre amante di questa realtà umbra. Fate attenzione, dunque: gran parte delle riprese sono girate proprio a Terni e non a Roma, anche se la finzione cinematografica vi farà credere esattamente il contrario.