Proprio quando si celebrano i dieci anni della crisi dei subprime, il calendario del cinema ci ricorda che vent’anni prima di quel fatidico 2007, ovvero nel 1987, nei cinema americani usciva Wall Street, film diretto da Oliver Stone. Si tratta di una delle pellicole più note tra quelle dedicate al mondo della finanza ed emblematica anche dei “ruggenti” anni Ottanta in cui nacquero gli yuppies. Di certo la ricorda con piacere Michael Douglas, premiato con un Oscar per la sua interpretazione di Gordon Gekko, un personaggio diventato un’icona del cinema, ma che non si può dire vivesse solo sulla celluloide.



Prima di spiegare perché, permettetemi un accenno alla trama. A New York Bud Fox è un giovane broker che spera di riuscire a incontrare, e ad avere come cliente, colui che considera un vero e proprio mito: Gordon Gekko, un uomo associato a operazioni finanziarie milionarie. Bud ha sempre disdegnato l’offerta di lavorare nella Bluestar Airlines, una compagnia aerea nelle cui officine è impiegato il padre Carl.  Guarda in grande e un giorno riesce a realizzare il suo sogno: lavorare per Gekko. Il quale è però privo di remore e scrupoli pur di far soldi. Bud lo capirà presto, ma non è facile per lui resistere alla seduzione della ricchezza che Gordon gli presenta.



Non ci vuole quindi molto a capire che, visto quel che è successo nel 2007 (e continua a succedere), Gordon Gekko non è un personaggio immaginario, ma un “modello di vita” per molti operatori finanziari (e non solo). Non serve essere grandi “squali” per operare in modo poco etico e immorale: guardando Bud in azione lo si intuisce e ascoltando “l’elogio” all’avidità di Gekko, cui seguono scroscianti applausi degli azionisti di una società, lo si capisce ancora meglio.

Se dunque Gekko non si può considerare il solo personaggio negativo di questa vicenda, bisogna anche dire che il suo vero “avversario” non è nemmeno Bud, una volta decisosi a ribellarsi al suo capo e all’uomo che egli stesso è diventato. Ci sono infatti due personaggi cui prestare attenzione, anche se per loro ci sono solo pochi minuti nel film. Il primo è Carl Fox, il padre di Bud, convinto che solo dal lavoro, dalla sua fatica, nasca la vera ricchezza. Tanto che a suo dire l’importanza di una persona non la si vede dal denaro che ha. A lui, sindacalista, spetta anche rappresentare gli ideali dei Democrats, gli stessi che anni dopo il film vennero traditi dai loro stessi esponenti di punta (non a caso Bernie Sanders ha messo in difficoltà Hillary Clinton). Il secondo personaggio “opposto” a Gekko è Lou Mannheim, collega di Bud, convinto che l’obiettivo della finanza non sia fare tanti soldi nel minor tempo possibile. Credo che non sia un caso che questi due personaggi (le cui non tante battute meritano grande ascolto) siano o coi capelli bianchi o piuttosto malconci dal punto di vista della salute. Come dire che rispetto a quel che il film racconta e descrive, quel mondo che mira a cumulare ricchezza, Carl e Lou sono il “vecchio”, destinato a scomparire in breve tempo.



Qualche piccola nota finale. Nei titoli di coda si può vedere che il film è dedicato a Louis Stone, padre di Oliver e agente di cambio scomparso nel 1985: il regista, quindi, conosceva il mondo finanziario e forse si è accorto di come fosse cambiato. Come del resto si può constatare guardando la pellicola e facendo paragoni con la situazione attuale: 1) si vedono tanti uomini impegnati nelle operazioni finanziarie, in gran parte oggi sostituiti da sofisticati software e algoritmi, i quali non potranno di certo mai avere quel “rigurgito di coscienza” che osserviamo in Bud; 2) le operazioni in cui vediamo coinvolti Gekko e Fox riguardano principalmente società industriali, non già derivati complessi con sottostanti quali materie prime, cross valutari o persino crediti di difficile recupero. Infine, i più esperti noteranno qualche piccolo errore di traduzione. Per esempio, quando Gordon Gekko parla dell’informazione come della comodità più importante, è chiaro che l’originale commodity non è stato ben tradotto.