L’arrivo di ogni nuovo anno induce alla più rituale delle tentazioni. E non occorre essere fattucchiere o maghi per sbilanciarsi in previsioni che sovente, sia detto senza tema di smentita, non troveranno riscontro nella realtà degli accadimenti a venire. Eppure vogliamo stare al gioco e non sottrarci a questa divertente incombenza. Per nulla spaventati dall’idea di metterci la faccia, a fine 2018 andremo a tirare le fila sulla percentuale di pronostici azzeccati. Ecco allora i nostri tre vaticini tre.



Il primo: quale Nazionale di calcio diverrà la squadra rivelazione ai Mondiali in Russia? Panama, senza dubbio: sono dei veri maestri nel giocare… sullo stretto. Il secondo: quale canzone vincerà a Sanremo? “Passame er sale” di Luca Barbarossa, un brano pepato che serata dopo serata, nell’interminabile settimana della kermesse canora, alle nostre orecchie di spettatori-ascoltatori un po’ distratti (decisamente più impegnati ad osservare i look “vedo/non vedo” della Hunziker) filerà via liscio come l’olio. E da ultimo: quale partito sarà il vero ago della bilancia alle prossime elezioni? Nessun dubbio: Liberi e Uguali (LeU) di Pietro Grasso.



La nuova formazione lanciata e guidata dal presidente del Senato, secondo gli ultimi sondaggi da noi commissionati alla società demoscopica “LeU non sa chi sono io!” (siamo un duo che non lascia niente al caso), viaggia infatti intorno al 7,04% dei consensi. Che per la sinistra attuale, è Grasso che cola! (ehm… pardon… un po’ scontata, ma ci è scappata). Ma non sta qui la polpa (eddài, ancora!) della notizia. Il vero scoop, da leccarsi i baffi, è che Liberi e Uguali è nato da poco più di un mese, ma, nella migliore tradizione litigarella della sinistra, ha già mandato a carte quarantotto una possibile alleanza elettorale con il Pd in Lombardia. Colpa solo di Pippo Civati? Macché, la decisione è frutto collegiale di alcune strutture interne del partito, fedelissime al capo. Come lo abbiamo scoperto? Tramite alcuni nostri informatori che, intrufolatisi nottetempo nell’ufficio di Grasso, adornato (no, Ferdinando non c’entra…) di tante belle piante… grasse (lì ci stanno come il cacio sui maccheroni), sono riusciti a scovare una serie di appunti riservati, scritti di suo pugno, perciò tutti in carattere… grassetto. Abbiamo così scoperto le varie anime di Grasso. Eccole.



Gli Obesi. È l’adiposo cerchio magico del leader, il nucleo portante del partito, che annovera la maggior parte dei collaboratori più stretti (eh sì, ci sono anche dei magri nel partito di Grasso). Amici e compagni che si cibano solo delle sue parole, così che il loro ardore politico potrebbe essere facilmente riassunto dal motto (di sapore vagamente leopardiano) “…e il naufragar ci è dolce in questo mar (di Grasso)“.

I Gradassi. Considerati alla stregua di veri e propri pretoriani, sono le guardie del corpo di Grasso, pronte a scortarlo e a proteggerlo in ogni occasione. Nei cortei e nei comizi hanno il compito di garantirne la sicurezza, anche a costo di incappare in qualche “magra” figura (leggasi rissa) per eccesso di zelo.

I Grassocci. Costituiscono la seconda linea (ma che linea, signori!) dell’entourage grassiano. Il loro compito: dare corpo a tutte le idee e iniziative del loro presidente.

I Paffutelli. Rappresentano il futuro politico del movimento: giovani all’anagrafe, rossi quanto basta dentro, ben più rosei fuori. Abituati sin da subito a fare buon viso a cattiva sorte, spiccano, come tutti i bravi giovani di sinistra, per pacifismo, tolleranza e senso democratico. Le loro riunioni politiche, infatti, sono assai conviviali: fanno battute su Casa Pound, la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, accompagnando i loro motteggi con grasse risate. Le mani servono solo per gli applausi: certo, se poi i fascisti provocano…

Le Cicciottelle. La sezione femminile del partito consta di fedelissime, incrollabili e infaticabili esecutrici dei voleri del segretario. Si incontrano regolarmente due volte alla settimana: il martedì e il giovedì Grasso (questi sono i nomi con cui chiamano i loro appuntamenti politici). Il loro motto? “Sempre attente alla linea!”. Ovviamente si riferiscono a quella politica.

I Grassottelli. Possono essere considerati come la minoranza della maggioranza. Più che convinti sostenitori, sono semplici simpatizzanti. Infatti, si pongono costantemente a tre dita di Grasso di distanza, ma pure loro tornano utili quando bisogna ungere le ruote del carro (del capo)…

I Benpasciuti. Last but non least, è giusto concludere citando pure loro. Sulla falsariga delle Feste dell’Unità, certo non possono mancare, con Grasso di mezzo, momenti dove la proposta politica si fa salamella. Largo, dunque, alle Feste dell’Ugualità. E ai Benpasciuti, corrente molto forte e non casualmente radicata nella saporitissima Emilia-Romagna, spetterà il compito di preparare piadine e salsicce per tutti i sostenitori. Perché, come dice il proverbio, “il maiale magro serve malamente da vivo, quello grasso serve da vivo e da morto”. L’adagio popolare, invero unto e bisunto, ha proprio ragione, ma noi, per non cadere in spiacevoli equivoci, a Pietro Grasso auguriamo lunga vita!