Nel servizio di “Chi l’ha visto”, in onda in prima serata su Rai 3, viene approfondito il caso del parà Emanuele Scieri, scomparso nell’agosto del 1999. Un caso inizialmente derubricato come suicidio, ma gli elementi che velocemente sono venuti alla luce hanno dimostrato come probabilmente c’era dell’altro dietro la caduta da una scala nei pressi della caserma “Gamerra” di Pisa, arrampicandosi in una zona isolata, simile a una discarica. Viene interpellata la madre di Emanuele, che si è sempre chiesta come mai nelle ore immediate alla morte del ragazzo nessuno in caserma si sia adoperato per cercarlo. Viene ipotizzato che il parà Scieri sia stato costretto, nel quadro di diversi episodi di nonnismo che si erano fatti registrare in caserma, a effettuare degli esercizi atletici sulla scala, per dimostrare la sua forza e dopo essere caduto sia seguita la fuga di chi l’ha costretto. A quasi 20 anni dal caso, le rilevazioni della commissione d’inchiesta istituita escludono la possibilità del suicidio.



L’INCHIESTA: “NON FU SUICIDIO”

Si tornerà a parlare del caso del parà Emanuele Scieri nella puntata di “Chi l’ha visto” in onda oggi in prima serata su Rai 3. La morte di Scieri è, infatti, ancora avvolta da un velo di mistero. La conduttrice Federica Sciarelli lancerà un appello verso tutti coloro che stavano svolgendo il servizio di leva ed erano commilitoni di Emanuele presso la caserma “Gamerra” situata a Pisa. Nel corso delle indagini sono venute fuori pratiche di nonnismo molto pesanti all’interno della caserma, come un disgustoso rito chiamato “la comunione”, in cui alle reclute venivano somministrate feci umane precedentemente raccolte. Un racconto controverso che è stato confermato da alcuni e smentito da altri, ma che forse, pur essendo consuetudine nella caserma, era riferito a un periodo precedente al servizio di leva effettuato da Emanuele Scieri.



LE 6000 PAGINE DELL’INCHIESTA

A parlare della “Comunione” agli inquirenti era stato Enrico Celentano, Generale della Brigata Paracadutisti della “Folgore”, per la precisione durante l’audizione richiesta dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta istituita dopo la morte di Emanuele. “Raccoglievano escrementi umani con i quali facevano agli allievi la famosa “comunione”: un cucchiaio di questa roba che dovevano mandare giù. Ma la cosa credo sia finita negli anni. Dopo non ne ho sentito più parlare”, questa fu la deposizione di Celentano. Il caso torna alla ribalta di “Chi l’ha visto” dopo le conclusioni della stessa Commissione che ha affermato come la morte di Scieri, avvenuta ormai diciotto anni fa, non può essere avvenuta per suicidio come inizialmente ipotizzato. Secondo la Commissione il Parà venne aggredito prima di cadere nel vuoto. Un lavoro d’inchiesta durato circa 20 mesi con ben 45 persone udite e una documentazione raccolta di 6000 pagine, che ancora però non hanno fatto luce sulla vicenda, anche se sembra ormai chiaro come quello di Emanuele Scieri non sia stato un suicidio.