Luciano Ligabue ha ripercorso la sua carriera e la sua vita ai microfoni di Verissimo. Il cantante, lo scrittore e il regista ha dichiarato di essere molto legato alle sue origini e alla sua famiglia. Due motivi che, forse, gli hanno permesso di non perdere la testa quando è diventato famoso. Ligabue che, da ragazzo ha fatto diversi lavori, dall’operaio al bracciante agricolo, quando era un bambino sognava di fare l’attore. “Da bambino volevo fare l’attore. Volevo essere come Giuliano Gemma, perché nei film western era sempre quello buono. Dopodichè nella vita ho capito che è una cosa per la quale non sono proprio portato, non so recitare. Eventualmente sto meglio dietro la macchina da presa a dirigere gli altri”, ha detto Ligabue che, pur avendo raggiunto il successo tardi è riuscito a fare tutto quello che voleva. Ha realizzato dischi di successo, ha scritto libri e girato film. Una carriera a 360 gradi che oggi rende Ligabue uno degli artisti più amati e apprezzati dal pubblico (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
LUCIANO LIGABUE E LA FATICA DI GIRARE UN FILM
Luciano Ligabue è pronto a regalare emozioni ai suoi fan e al pubblico di Canale 5 concedendosi in una lunga intervista ai microfoni di Silvia Toffanin. A proposito dell’uscita del suo terzo film da regista, Made in Italy, nelle sale dal 25 gennaio, Luciano Ligabue racconta di come sia dura girare un film per lui che è abituato ad un lavoro completamente diverso: “Girare un film è una fatica boia che ti costringe a un processo molto cerebrale per cercare e poi trasmettere l’emozione. Io faccio un mestiere diverso, che non riesco neanche a definire tale e in cui è tutto più fluido, immediato e semplice”. Ha confessato di come per tanto tempo, sono trascorsi ben sedici anni dal secondo film Da zero a dieci, pur avendo in mente il concept album e la storia del film da trattare, si era rifiutato di farlo a causa di passate esperienze molto dolorose: “Durante le riprese di Radiofreccia mio figlio nacque prematuro. Mentre giravo Da zero a dieci seppi della malattia di mio padre che morì proprio mentre lo montavo. Credo che questo secondo evento abbia alimentato per tanto tempo una vocina che mi suggeriva di stare lontano da quelle esperienze”.
LUCIANO LIGABUE: “MADE IN ITALY RACCONTA DEL SENTIMENTO D’AMORE E DI FRUSTRAZIONE VERSO IL NOSTRO PAESE”
Il rocker emiliano Luciano Ligabue a pochi giorni dall’uscita del suo terzo film da regista Made in Italy si racconterà per la prima volta ai microfoni di Silvia Toffanin. Nonostante l’enorme successo ottenuto negli anni sia in Italia che all’esterno, frutto di una passione incondizionata per la musica e di un talento innato, Luciano Ligabue è sempre rimasto profondamente ancorato alle proprie origini con un amore immenso per i suoi genitori Rina e Giovanni. È quello che ha raccontato in una recente intervista a Vanity Fair parlando dei suoi cari e delle sue radici: “Non so il perché, ma le sento profonde. Immagino dipenda dai miei genitori. Avevo davanti agli occhi un modello di famiglia felice. Mio padre e mia madre erano due persone allegre, solari, che sventolavano quotidianamente la loro gioia di essere al mondo.
Papà era sempre su di giri, in macchina cantava, fischiettava il liscio e aveva una predisposizione naturale – di cui sono certamente sprovvisto e che invece è andata in eredità a mio fratello – a cercare l’incontro e il contatto con gli altri. Spesso mi vergognavo delle battute che faceva per accattivarsi le simpatie degli sconosciuti. Sono pudico e la solitudine non mi dispiace”. Il cantante e regista di Correggio si sente molto lontano invece da una idea di rocker maledetto. Ai microfoni di Silvia Toffanin spiega: “Tante volte il rock viene visto come un genere per cui uno deve avere un certo tipo di atteggiamento, avere un certo tipo di ‘maledettismo’. Io non mi sono mai riconosciuto in questo, l’ho sempre visto come un cliché”.
LUCIANO LIGABUE: “MI SENTIVO IN COLPA PER IL SUCCESSO RAGGIUNTO”
Di questo e di molto altro Luciano Ligabue parlerà nello studio di Verissimo, dove secondo le anticipazioni racconterà di come da bambino volesse fare l’attore, il suo preferito era il noto Giuliano Gemma: “Da bambino volevo fare l’attore. Volevo essere come Giuliano Gemma, perché nei film western era sempre quello buono. Dopodiché nella vita ho capito che è una cosa per la quale non sono proprio portato, non so recitare. Eventualmente sto meglio dietro la macchina da presa a dirigere gli altri”. Il successo come cantautore per Luciano Ligabue è arrivato solo a trenta anni dopo aver svolto una vita assolutamente regolare e normale: “Penso che mi abbia fatto bene portare per un po’ di anni a casa uno stipendio una volta al mese. Cominciare a 30 anni ha voluto dire partire con un po’ di prudenza. A 20 anni credo che avrei perso facilmente la testa, avrei fatto più stupidaggini di quelle che ho fatto comunque”.
Confessa di essersi sentito in colpa per il successo raggiunto: “Mi sentivo in colpa per il successo che avevo raggiunto, sono andato un po’ in crisi, perché ero abituato a portare a casa 1 milione di vecchie lire al mese, a fare i conti con quelli. Adesso dico: ho successo ma lavoro tanto”. Riguardo al suo terzo film da regista Made in Italy in uscita al cinema il 25 gennaio e interpretato da Stefano Accorsi e Kasia Smutniak, Luciano Ligabue spiega:“Mi sento profondamente italiano, amo tantissimo questo paese e non sopporto più tutti i difetti che questo paese non riesce a risolvere. Questo film racconta, tra le altre cose, il sentimento d’amore, ma anche di frustrazione, verso il nostro paese”.