Sergio Castellitto, che veste i panni di Rocco Chinnici (nel film tv in onda stasera su Rai1), il padre del pool antimafia , assassinato a Palermo nel 1983, ha rivelato, a Il Giornale, che il segreto di questo giudice risiede proprio nella sua semplicità, la stessa l’ha reso un eroe agli occhi dell’opinione pubblica: “Come tutti gli altri uomini. Sveglia alle 4, il caffè alla moglie, alle 8 in ufficio. Nonostante i gravosissimi impegni, trovava perfino il tempo di fare il rappresentate scolastico per i figli. E non mancò mai un consiglio di classe. Ecco: soprattutto in questo sta la grandezza del personaggio. Fu un grande padre. L’atto d’amore più alto di un padre è quello di consegnare a suo figlio la libertà. Chinnici accettò che sua figlia facesse il magistrato. Perfino quando capì che così si sarebbe esposta ai suoi stessi rischi. E non è eroismo, questo?”. L’attore è riuscito a far emeregere il lato più introspettivo del magistrato, in grado di intuire, per primo, che la mafia aveva legami con i poteri politici e industriali: “E cioè che non solo c’era (erano ancora gli anni in cui la mafia non esisteva) ma che si era laureata. Che cioè s’era insediata nelle borse, nei palazzi, che era addirittura esportata all’estero. Il suo sacrificio è servito? Certo. Ma non so se la guerra contro la mafia potrà essere vinta fino in fondo. Si: sono pessimista. Fare fiction come questa, però, è comunque importante. Perché lasciano una traccia indelebile, che può resistere alla capacità divoratrice della memoria. Rappresentare comunque un monito” (Aggiornamento Sebastiano Cascone)
ROCCO CHINNICI: IL GIUDICE EROE AMICO DI FALCONE E BORSELLINO
La dedizione di Rocco Chinnici per la Giustizia e la Legge inizia fin dai suoi primi passi nel mondo della Giurisprudenza, quando in seguito al diploma di maturità si iscrive all’università ed in seguito diventa Magistrato presso il tribunale di Trapani. Negli anni ’50, Rocco Chinnici si sposta a Palermo per ricoprire il ruolo di giudice istruttore, una strada che lo porta venti anni più tardi in contatto con l’inchiesta sulla strage di viale Lazio. Una tragedia che vede come responsabili diversi esponenti della mafia, gli stessi che formeranno l’organizzazione di Cosa Nostra e con cui Chinnici si ritroverà a combattere anche negli anni ’80, quando l’amico e Procuratore Gaetano Costa viene ucciso in modo barbaro. Questa tragedia che lo colpisce così da vicino lo spinge ad istituire il Pool Antimafia, come verrà conosciuto in seguito, sicuro che portare alla luce le inchieste finora tenute quasi segrete permetterà alle autorità di diminuire la propria vulnerabilità. il Magistrato, collegato non solo all’impegno civile ed alla dedizione, ma anche a nomi importanti come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, all’epoca giovani magistrati, ritorna alla luce oggi, 23 gennaio 2018, grazie al film di Rai 1 dedicato a Rocco Chinnici – E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte. La trama mette in luce sotto molteplici dualità, la figura di padre e uomo di legge che Chinnici ha incarnato agli occhi dell’opinione pubblica e della famiglia. Il sottotitolo della pellicola è infatti un omaggio al libro scritto da Caterina Chinnici, edito Mondadori Libri e dedicato al genitore, alla sua determinazione a sacrificare affetti e se stesso in virtù di un bene comune.
L’IMPORTANZA DELLA LOTTA CONTRO LA MAFIA
L’importanza di Rocco Chinnici nella lotta contro la mafia inizia ben prima dalla sua decisione di riunire diverse figure dell’autorità italiana sotto un’unica organizzazione. La sua carriera lo porta infatti a diventare Magistrato di Cassazione per via dell’omicidio di Cesare Terranova, a sua volta Magistrato e Consigliere Istruttore e ucciso il 25 settembre del ’79 grazie ad un agguato attribuito a Luciano Liggio, esponente di Cosa Nostra e conosciuto come ‘La primula rossa di Corleone’. Rocco Chinnici amplifica anche per questo tragico evento il proprio impegno nella lotta contro la mafia, aumentando la propria determinazione in seguito all’omicidio del Procuratore Gaetano Costa, assassinato per via delle indagini su Cosa Nostra che condividevano in assoluto riserbo, all’interno di un ascensore del Palazzo di Giustizia. Questa tragedia spinge infatti Chinnici ad organizzare quella che diventerà il pool antimafia, riuscendo a raccogliere il materiale che anni dopo darà vita al maxi processo di Palermo, il primo che vede Cosa Nostra al banco degli imputati. Rocco Chinnici tuttavia verrà assassinato tre anni prima, nel luglio dell’83, quando una Fiat 126 su cui sono stati nascosti 75 kg di esplosivo, esplode di fronte alla casa di famiglia, sita a Palermo in via Pipitone. Le indagini uccessive individueranno Antonio Madonia come l’esecutore materiale del suo delitto: quel giorno vengono travolte altre tre persone, il portiere Stefano Li Scacchi, il Maresciallo Mario Trapassi e l’Appuntato Salvatore Bartolotta.