Già sono stati definiti i “Woody Papers”, definizione oggi di moda in questa epoca storica che brucia dalla voglia di scoprire quanto ogni persona che si presenti in pubblico come rappresentante del mondo dello spettacolo, dell’arte o della politica sia in realtà uno schifoso maniaco o un delinquente. Il concetto cioè è distruggere ogni possibilità che esista del bene. Qualcuno sarà anche colpevole, ma l’ultimo caso in questo senso, riguardante il celeberrimo attore e regista americano Woody Allen, è alquanto bizzarro. Un giornalista americano ha avuto accesso a 56 scatoloni contenenti riflessioni personali di Allen, custoditi dall’università di Princeton. Dentro, racconta, rivelazioni disgustose, soprattutto la passione per le ragazze minorenni. Tutto molto inquietante se il giornalista avesse messo mano a materiale privato e nascosto in qualche cantina. In realtà le “Woody Papers” sono state donate personalmente all’università dallo stesso Allen.



Ora: chi sarebbe così imbecille da regalare a un ente pubblico materiale che potrebbe anche portarlo in galera o distruggerne l’immagine pubblica? A leggere i resoconti del giornalista scandalizzato, poi, non sembra uscire altro di quanto non ci si sia già resi conto in quasi tutti i suoi film, così come nelle sue vicende private. Uno che ha sposato la figlia adottata di circa 30 e più anni meno di lui, è ovviamente qualcuno che dei problemi deve averceli.



E la storia d’amore con una studentessa sedicenne, narrata nel suo film capolavoro Manhattan, con brillante autocritica, e le tante ossessioni sessuali dei protagonisti dei suoi film per ragazze molto più giovani non le avevamo viste già tutti? Le carte sono appunti di lavorazione per i suoi film, che secondo Morgan “trasudano misoginia”: “Le sue idee ruotano intorno a il concetto di uomo lascivo e della sua bellissima conquista. Su questo si basano i suoi film (da 24 nomination agli Oscar), e la sua carriera (…) Le sue sceneggiature aderiscono in modo quasi religioso a un’unica formula: una relazione sull’orlo del fallimento che entra nel caos a causa di un estraneo, quasi sempre una giovane donna irresistibile”.



Oddio, non se n’era mai accorto nessuno prima di oggi. Essendo poi Allen una persona che fa autocritica e studia lui stesso le sue ossessioni, non stupisce nemmeno che a fianco di una sceneggiatura di una storia di un 45enne affascinato dalle minorenni ci sia scritto: “Sono io”. Ci sono anche particolari scabrosi, è vero, ma che confermano anche qui quello che ormai sappiamo bene del mondo di Hollywood: “Le ho chiesto se sapesse recitare, io ho allungato la mano verso la sua coscia mentre discutevamo dello spettacolo ma lei mi ha bloccato. Abbiamo firmato il contratto ma non prima di averle parlato dell’obbligo sessuale che faceva parte del lavoro di ogni attrice che ha lavorato con me”.

Che Woody Allen sia una persona con evidenti problematiche mentali il primo a rivelarcelo è sempre stato lui. Dovremo adesso buttare al rogo tutte le sue pellicole?