La seconda edizione di Non è l’Arena apre col botto. Lo fa con quattro ospiti di eccezione, due politici per la parte “talk” e altrettanti vip per l’intervista. Le coppie sono in qualche modo legate tra loro: Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sodali e colleghi di governo, e Asia Argento e Jimmy Bennett, accusatori vicendevoli e rivali in tutti i sensi. In giro non si parla d’altro: l’attenzione dei media è catalizzata sul caso. Pochi scoop per Di Maio; il pezzo forte arriva dopo quasi due ore. “Vorrei tornare a X Factor“, afferma l’Argento, “riappropriarmi della mia vita, perché i miei figli sono fieri di me, perché l’Italia mi vuole e perché non ho fatto nulla di ciò di cui vengo accusata”. Asia è preda di un pianto disperato: Giletti è costretto a mandare la pubblicità.
LA PRESUNTA VIOLENZA
Le accuse di pedofilia l’hanno segnata profondamente: “Uno stigma. Non so nemmeno come riesco a stare in piedi. I miei figli hanno sofferto tantissimo”. Nella storia competono due verità: la sua e quella di Bennett. Poi ce n’è una terza, quella univoca e reale, ma non ci è dato conoscerla. Come commenta l’intervista? “Ascoltare Bennett mi ha fatto arrabbiare un po’, ma soprattutto mi ha fatto pena vedere i suoi occhi vitrei, non c’era espressione sul suo volto, mi ha ricordato il bambino che ho conosciuto e ha rinunciato al lavoro… un’anima persa, insomma”. E’ allora che scende nei particolari della violenza, proponendo un resoconto triste e grottesco.
DA WEINSTEIN A BOURDAIN
Da vittima a carnefice: prima di Bennett c’è stato Weinstein. “Lo sapevo che avrei fatto la kamikaze, ma era necessario, perché quello che facevano le colleghe non era la ribellione politica di cui c’era bisogno. Ho pensato che non avrei più lavorato, ma avevo sentito tante donne da ottobre a maggio che mi raccontavano abusi sessuali, ero sconvolta. In privato un’attrice mi ha chiamata, ma non dico il suo nome, volevano che firmassi una lettera ma era una lettera di babbo natale, non si cambia il sistema senza fare i nomi”. Anthony Bourdain è stato l’unico a sostenerla. Quando è venuto a mancare, il colpo l’ha sentito eccome. Quella di “istigazione al suicidio” è solo l’ultima della lunga serie di accuse al suo indirizzo. Troverà mai pace?