Ne hanno parlato in molti, ma quasi nessuno è riuscito a capire cosa c’è dietro “La casa di carta”, serie spagnola ideata da Alex Pina e trasmessa su Netfilx. Otto rapinatori, ognuno esperto di un crimine in particolare, ma tutti con una cosa in comune: soprannomi di città. Questi sono diretti da un grande cervello, “Il Professore”, uomo di mezz’età che decide di compiere la più grande rapina del mondo in seguito all’assassinio di suo padre che aveva rapinato una banca per pagare le cure del figlio malato; così questi nove “criminali” decidono di fare un colpo alla zecca di stato spagnola.
Tutto è programmato, ogni singolo particolare, ogni singolo orario, anche gli errori sono messi in considerazione, così come le trappole. Gli ostaggi che hanno in pugno sono spaventati ma cambiano radicalmente il loro atteggiamento dall’inizio alla fine della stagione. All’inizio sono terrorizzati, non riescono nemmeno a guardare i criminali negli occhi, ma con il passare del tempo riescono anche a sfidarli, ribellarsi, ucciderli e in un caso addirittura innamorarsi.
Proprio questa è la questione, innamorarsi, la Sindrome di Stoccolma. Cos’è questa sindrome? È una dipendenza psicologica e il soggetto che ne è affetto prova un forte sentimento d’amore nei confronti del proprio sequestratore, anche se ne è maltrattato, e questo di conseguenza porta a una sottomissione assolutamente volontaria dell’ostaggio. Ma cosa succede quando anche l’aggressore si innamora del proprio ostaggio? Avviene la più grande alleanza tra vittima e carnefice. Ma come ci fa notare “La casa di carta”, tutto questo parte inizialmente come frutto dell’istinto di sopravvivenza dell’ostaggio, per poi sfociare in veri e propri progetti di fuga e matrimonio. È quello che succede tra il rapinatore Denver e l’ostaggio Mónica Gaztambide (che successivamente prenderà appunto il nome di “Stoccolma”) a cui addirittura l’aggressore salva la vita, decidendo di spararle alla gamba, invece di ucciderla (come gli era stato ordinato). Forse ci vogliono far capire che l’amore è questo: avere armi per uccidere ma salvare la vita.
Un caso eclatante realmente accaduto è stato quello di Clara Rojas, avvocato e politica colombiana, rapita il 23 febbraio 2002 dalle Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane) e liberata il 10 gennaio del 2008. La donna durante il suo sequestro ebbe una relazione segreta con uno dei suoi rapinatori, del quale si innamorò perdutamente e di cui restò addirittura incinta.
Ma a noi invece cosa resta? Resta aspettare l’arrivo della terza serie de “La casa di carta” che, chissà, magari narrerà di una nuova sorprendente rapina. L’unico spoiler che sappiamo è che sarà “esplosiva”.