“Io non ho affittato un utero”. Inizia così il racconto di Nichi Vendola a Matrix, che all’espressione “utero in affitto” preferisce quella di “maternità surrogata”. Insieme al compagno Eddy è genitore di un bambino nato grazie a questa tecnica. “Per anni e anni, io e il mio compagno abbiamo cercato, prima in Canada e poi in California, una ‘relazione’ – che poi abbiamo costruito – con una donna che ci ha donato un ovulo e con una donna che, con assoluta felicità, ha portato nel grembo nostro figlio”. Chi sono, per loro, oggi? “Sono due donne che appartengono al nostro contesto familiare, con cui ci relazioniamo costantemente e ci raccontano dei loro figli e che vogliono sapere tutto del nostro. Io e il mio compagno avremmo sicuramente voluto adottare, ma questo è stato reso impossibile dalla dittatura dell’ipocrisia che domina una rilevante parte del mondo”. Quello dell’adozione è un tasto dolente, così come quello del femminismo. Lui lo contrasta attivamente: “Nessuna femminista ha il diritto di mettere la museruola a un’altra donna”.
“NESSUNA SCOMUNICA”
Poi risponde alle critiche: “Io non ho fatto un’esperienza di mero commercio. Ho incontrato una donna che mi ha chiesto: “Vorresti entrare stabilmente dentro il mio universo affettivo? Io sono disponibile a donarti nove mesi della mia vita perché tu possa guadagnare questa felicità”. Queste signore parlano anche a nome di quelle che invece vogliono raccontare com’è stata bella la loro esperienza di ‘gravidanza per altri’, e questo è poco femminista. Io capisco che i temi siano di estrema delicatezza e di estrema complessità e non pretendo che tutti siamo d’accordo con le scelte che ho fatto io nella mia vita. Quello che vorrei, però, è la delicatezza dell’ascolto e del dialogo, piuttosto che la virulenza dell’anatema e della scomunica”. A Matrix anche una serie di servizi sulla pratica dell’utero in affitto, tuttora proibita dalla legge italiana.