Sergio Bramini ha subito due perdite: da un lato il fallimento della sua impresa a causa delle commesse non pagate dallo Stato. Dall’altro la perdita della casa in seguito allo sfratto avvallato in nome della legge 560. Eppure non ha mai mostrato segni di cedimento, facendo di tutto per impedire il tracollo definitivo. Nei mesi successivi allo sfratto qualcosa però è cambiato e lo dimostra il fatto che Bramini sia stato assunto come consulente del governo per occuparsi della legge sui fallimenti. Si inizia quindi il percorso verso la legge Bramini, come racconteranno Le Iene nella puntata di oggi, mercoledì 17 ottobre 2018, grazie al servizio di Alessandro De Giuseppe. Il programma di Italia 1 ha seguito da vicino tutto ciò che è accaduto all’ex imprenditore ed anche questa volta sarà al suo fianco per iniziare una nuova avventura. Un’impresa positiva che spesso però provoca morti in modo indiretto. Lo dimostra il 24enne di Trebaseleghe che si è tolto la vita lo scorso luglio per via dei debiti della sua azienza Nuovatek, ereditata alcuni mesi prima in seguito alla morte del padre. “Poteva benissimo essere uno dei miei figli“, ha sottolineato Bramini a Padova Oggi. “La situazione è drammatica“, continua ancora ricordando come siano almeno 500 mila le famiglie e le aziende che sono a rischio collasso nel 2018. Le agenzie di recupero credito si muoveranno in tempi molto brevi e questo impone al governo di correre ai ripari entro questo mese di ottobre. Soprattutto per quanto riguarda il Veneto, fra le regioni più colpite dai suicidi. 



Al lavoro al fianco di Luigi Di Maio

Il fallimento dell’azienda di Sergio Bramini non è collegato ad azioni sbagliate da parte dell’ex imprenditore veneto. Anzi, la sua società era in positivo se si considerano quei crediti riconosciuti dallo Stato e mai pagati. La tagliola però si è abbattuta lo stesso sulla famiglia Bramini, che in poco tempo ha subito anche lo sfratto dalla villa di famiglia. Si è tentato in ogni modo di tardare la tragedia, ma alla fine la legge italiana ha fatto il suo corso. In occasione delle vittoria delle elezioni, il M5S e la Lega hanno eletto Bramini come simbolo di uno Stato che deve essere necessariamente cambiato. Una trasformazione possibile con i gialloverdi. Qualcosa però potrebbe essere andato storto nei mesi successivi, visto che Bramini non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito al lavoro al fianco del Ministro Luigi Di Maio. “Non bastava neppure a coprire le spese“, riferisce l’ex imprenditore a Panorama parlando del contratto ottenuto dal governo. E sembra che a settembre abbia persino minacciato di dimettersi, mentre ha comunque cercato di portare avanti la sua missione: fare dei cambiamenti nella legge dei fallimenti. Per ora non ci è riuscito, visto che una norma che avrebbe voluto inserire nel Decreto dignità è stata subito rigettata.

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