Flavio Bucci non si nasconde: «La vita è una somma di errori». E lui ne ha commessi diversi visto che ha sperperato una verta fortuna. Due matrimoni alle spalle, tre figli e la mamma che gli dice di continuare a comportarsi bene. L’attore, che nel 1977 vestì i panni del pittore italiano Antonio Ligabue, ha 50 partecipazioni in film di cinema e ha pure alcune importanti esperienze da doppiatore, su tutte quella di John Travolta ne La febbre del sabato sera. «Me lo presentarono, gli dissero che io ero la sua voce italiana. Risposi che, allo stesso modo, lui poteva considerarsi la mia faccia americana». Non si nasconde e parla della sua vita senza filtri, senza neppure tralasciare gli errori che lo hanno portato sul lastrico. Ha decenni di carriera alle spalle come attore, ma nell’intervista al Corriere della Sera ha lanciato il suo grido di dolore: attualmente vive in una casa famiglia, quasi in miseria. (agg. di Silvana Palazzo)



“ODIAVO ALBERTO SORDI, CHE NOIA NANNI MORETTI”

Diventato famoso interpretando il pittore Ligabue in tv, Flavio Bucci ora vive quasi in miseria in una casa famiglia nel litorale di Fiumicino. Lo ha raccontato al Corriere della Sera lo stesso attore, su cui presto uscirà un docu-film. Forse servirebbe “Una vita spericolata” di Vasco Rossi per descrivere la sua esistenza. Ma nell’intervista Bucci ha ricordato anche alcuni mostri sacri del cinema italiano incontrati sui vari set. Come Alberto Sordi, sul set del Marchese del Grillo di Monicelli (1981) dov’era don Bastiano . Tra loro non scattò simpatia: «No, no, mi stava proprio sui co…ni. Ogni giorno, mentre pranzavo nel camper, bussava il suo assistente. “Chiede Alberto se t’avanza qualcosa per i cani”. “Niente, digli che mi so’ mangiato pure le ossa”». Ha prodotto Ecce Bombo di Nanni Moretti con Michele Placido e Stefano Satta: «Primo piano su di lui. Dopo 45 ciak mi chiede: ma tu come la faresti questa inquadratura? (lo imita, è uguale). Uh, ma fa un po’ come ti pare. Tipo noiosissimo». (agg. di Silvana Palazzo)



FLAVIO BUCCI, “HO SPESO TUTTO IN ALCOOL E DROGA”

La vita è fatta di alti e bassi. Lo sa bene Flavio Bucci, attore conosciuto dal grande pubblico per aver interpretato lo sceneggiato anni ’70 “Ligabue”. Il successo e poi il declino; un momento difficile che ha visto l’attore toccare il fondo come racconta in un’intervista rilasciata a Il Corriere. “La vita è una ed è tua, puoi farci quello che vuoi” esordisce Bucci che prosegue dicendo: “non mi sento colpevole verso nessuno, non ho rimpianti”. L’attore è consapevole di aver fatto degli errori “non voglio assolvermi da solo e nemmeno andare in Paradiso”. Oggi è un uomo di 71 anni coi capelli grigi, un fisico provato dal tempo e da un’intervento al femore e l’anima alla ricerca di sollievo. Ha alle spalle due matrimoni da cui sono nati tre figli: Alessandro, Lorenzo e Ruben. Per fortuna nella sua vita c’è ancora mamma Rosa, che all’età di 93 gli dice ancora: “fiulin, comportati bene”. Alcune scelte di vita “Ho speso tutto in alcol e droga” hanno visto tante persone care allontanarsi da lui: “non è stato facile starmi vicino, alcuni hanno resistito e altri meno, si vede che era il mio destino. Il solo che gli è sempre stato vicino è Riccardo, il fratello più piccolo che gli ha salvato anche la vita.



IL CINEMA

Bucci durante l’intervista a Corriere ha ricordato la sua infanzia trascorsa al Cinema Teatro Maffei di Torino: “dove c’era la rivista, le ballerine, la musica, il pacchetto completo dell’esistenza”. Poi i vent’anni, il treno per Roma e le serate a casa di Gian Maria Volontè “che abitava in vicolo del Moro e appena arrivato mi trascinò dentro un portoncino per farmi iscrivere al Pci, la tessera devo averla ancora da qualche parte”. Nella capitale Flavio ha cominciato a lavorare nel cinema. Dapprima sul set di La classe operaia va in Paradiso (1971) di Elio Petri, che ricorda: “chiamavo Capoccione, perché aveva grandi idee ma anche un grande testone, e se sbagliavi ti menava, quante botte che ho preso”. Poi c’è stato il fim “La proprietà” con Ugo Tognazzi di cui ricorda: “l’unico che sapeva vivere davvero”.

LA CONSACRAZIONE

Poi nel 1977 la consacrazione definitiva con “Ligabue”, lo sceneggiato della Rai. “Una fatica psicofisica immane” – ricorda l’attore – “tre ore di trucco, pieno di lattice sulla faccia e due calotte sulla testa che mi gratto ancora oggi”. Non solo attore, ma anche produttore di Ecce Bombo di Nanni Moretti. Una carriera di successo e di guadagni: ” in teatro anche due milioni di lire al giorno e per fortuna ho speso tutto in donne, manco tanto, che me la davano gratis, vodka e cocaina. Scarpe e cravatte che non mettevo mai. Mi sparavo cinque grammi di coca al giorno, solo di polvere avrò bruciato 7 miliardi. L’alcol mi ha distrutto? Mah, ha mai provato a ubriacarsi? E’ bellissimo. Lasci perdere discorsi di morale, che non ho. E poi cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcuno? Non sono stato un buon padre, lo so. Ma la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri, non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto, vi pare poco?”.