Una nuova avventura cinematografica per Roman Polanski: l’85enne regista polacco girerà “J’Accuse”, pellicola dedicata al celeberrimo “Affaire Dreyfus”, basandosi sul romanzo storico scritto sulla vicenda da Robert Harris. Un progetto ambizioso con un cast importante che coinvolge Jean Dujardin, vincitore del Premio Oscar grazie alla sua performance in “The Artist”, che ricoprirà il fondamentale ruolo del luogotenente Georges Picquart, ovvero colui che riuscì a dimostrare l’innocenza del capitano Alfred Dreyfus (nel film impersonato da Louis Garrel) che venne “incastrato” all’interno dell’esercito francese, accusato ingiustamente di tradimento per le sue origini ebraiche. Condannato all’ergastolo nel 1894, Dreyfus venne riabilitato soprattutto grazie anche al celebre «J’accuse» dello scrittore Emile Zola.
LE CRITICHE DEL MOVIMENTO #METOO
Polanski torna a girare una pellicola dopo le polemiche che l’hanno investito a causa del movimento MeToo e le accuse di molestie da parte di Samantha Geimer, nonostante il regista sia sempre stato difeso della moglie Emmanuelle Seigner, che chiede che al marito sia concesso di dimenticare le accuse di un passato ormai profondamente lontano. E sulle accuse del movimento “MeToo” che parla di ipocrisia da parte di Polanski nel lanciarsi su un film su Dreyfus dopo le accuse ricevute, è stata la stessa Seigner a lanciarsi in un vero “J’Accuse” verso chi attacca il marito: “Se lei leggesse le email che Samantha Geimer si scambia con mio marito Roman rimarrebbe molto sorpreso. I loro rapporti sono ottimi, Samantha ha un grande affetto per mio marito e questa storia è folle. Roman non è mai stato condannato per violenza sessuale, si è dichiarato colpevole di avere avuto un rapporto con una minorenne, è diverso. Ma al di là della nostra vicenda, ci sono persone che stanno perdendo tutto per un commento di troppo, magari per avere detto di una collega che è attraente. Sta diventando un delirio.”