Marika Severini, protagonista di Un giorno in pretura oggi 20 ottobre, è stata assolta tre anni fa, la donna gettò il feto in un cassonetto del San Camillo di Roma. Una triste vicenda che risale al 2013, quando l’allora 25enne decide di sbarazzarsi del neonato dopo averlo rinchiuso per un giorno intero all’interno di una busta di plastica. Poi entra in Pronto Soccorso a Roma, ma senza il fagottino. Se n’è già sbarazzata prima di chiedere il ricovero ai medici per via dei forti dolori allo stomaco. Un principio di emorragia collegato al parto, nascosto ai familiari in quanto il bambino era frutto di un’avventura d’amore, come ricorda Blitz Quotidiano. Una pagina drammatica, grazie a Rai Tre, ci aiuterà a comprendere anche la personalità della giovane madre. La Corte d’Assise infatti deciderà di rigettare l’accusa di infanticidio proprio per il contesto familiare in cui è cresciuta Marika. Quest’ultima nasconderà fino all’ultimo la gravidanza ai genitori, forse convinta che agli occhi del padre e della madre sarebbe risultata una tremenda vergogna.



Marika Severini, due assoluzioni e…

Due assoluzioni per Marika Severini, la donna oggi 30enne che nel 2013 si è disfatta del neonato partorito il giorno prima gettandolo nel cassonetto. Della sua innocenza si sono convinti i giudici di primo e secondo grado, esprimendosi nel corso di questi ultimi anni in merito all’omicidio volontario ed all’occultamento di cadavere. “Una ferita che ha segnato profondamente la sua esistenza”, sottolineano gli avvocati difensori Antonio Iona e Stefania Ciliberto a conclusione del secondo grado di giudizio. Secondo il tribunale il fatto non sussiste, soprattutto perché gli esami medico legali avvenuti dopo il ritrovamento del corpicino del neonato non hanno potuto stabilire se fosse vivo quando Marika lo ha gettato in un cassonetto di Roma.



Il piccolo, ricorda Il Giornale, soffriva di una grave sofferenza fetale che forse non gli avrebbe permesso di sopravvivere nemmeno grazie ai soccorsi. La vicenda di Marika Severini tuttavia non si conclude subito dopo l’assoluzione, ma ritorna in auge due anni più tardi, quando i giornali danno notizia di una sua nuova gravidanza. Una nuova pagina triste per la neo mamma, che ancora accusata di aver asfissiato il primo bambino, ha dovuto accettare che il tribunale dei Minori di Roma le togliesse anche la seconda piccola di soli tre mesi ed a scopo precauzionale.

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