La principessa Sissi e la dinastia degli Asburgo saranno i protagonisti dell’ultima puntata di Ulisse, la trasmissione che Alberto Angela condurrà oggi in prima serata su Raiuno. Nota soprattutto per l’indimenticabile trilogia del film omonimo, nel quale è interpretata da Romy Schneider, Sissi è stata l’ultima imperatrice dell’impero austro-ungarico prima della sua definitiva caduta al termine della Prima Guerra Mondiale. Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, duchessa in Baviera è stata imperatrice d’Austria fino al 1898 (anno della sua morte) ma anche regina apostolica d’Ungheria, regina di Boemia e di Croazia grazie al suo matrimonio con l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria. Dopo avere trascorso un’adolescenza serena in Baviera, soprattutto nel celebre castello di Possenhofen, Sissi conosce Franz Joseph che avrebbe dovuto sposare la sorella maggiore Elena (a lei invece avrebbe dovuto essere riservata l’unione con Carlo Ludovico, fratello minore dell’imperatore). Alla fine però è su Elisabetta che Francesco Giuseppe rivolge la sua attenzione, chiedendo alla madre il permesso di sposarla.



I DIFFICILI ANNI A CORTE

Fin dal suo ingresso a corte, la principessa Sissi dovette fare i conti con le difficoltà legate al cerimoniale, al quale non era stata abituata dai genitori. Elisabetta cadde presto malata, accusando per molti mesi una tosse continua, febbre e stati di ansia, dovuti a turbamenti di origine psichica. Ne nacque un duro scontro con la suocera, l’arciduchessa Sofia, che inizialmente venne vista da Sissi come una nemica, soprattutto nella gestione della sua primogenita, la piccola Sofia nata nel 1855. L’anno successivo nacque Gisella, che come la piccola Sofia fu allevata dalla nonna, facendo crescere il forte stato di ansia e insoddisfazione in Sissi. Ne seguì un nuovo periodo buio nel quale l’imperatrice decise di compiere continui viaggi (soprattutto nell’amatissima Ungheria) per allontanarsi dai problemi di corte. Immersa nella sua solitudine, l’imperatrice dovette affrontare anche la morte della primogenita Sofia nel 1857, ritenendosi colpevole per la tragedia che segnò duramente la sua vita. Solo la nascita dell’arciduca Rodolfo, principe ereditario dell’Impero d’Austria, nel 1858 le riportò il sorriso sebbene la sua salute abbia continuato ad apparire cagionevole.



DALLA MORTE AL MITO

La vita della principessa Sissi negli anni successvi continuò ad essere caratterizzata da problemi di salute e depressione, dovuti anche agli scontri politici che affrontò  l’impero austro-ungarico, alle prese con i movimenti nazionalisti e la guerra con Napoleone III. A ciò si aggiunse l’infedeltà di Francesco Giuseppe, che fino a quel momento rappresentava l’unico legame con la corte che non amava. Elisabetta si allontanò da Vienna, trascorrendo molto tempo in Spagna e Grecia, anche per curare una malattia polmonare che nel frattempo l’aveva colpita. Il suicidio del figlio Rodolfo, erede al trono d’Austria, rappresentò per lei solo l’ennesimo dei drammi che la colpirono negli anni successivi. E anche la sua vita terminò in maniera tragica, pugnalata nel 1897 dall’anarchico italiano Luigi Lucheni mentre si trovava in incognito a Ginevra. Aveva 60 anni. L’autopsia mostrò che la lima aveva trafitto il ventricolo sinistro e che Elisabetta era morta d’emorragia interna. La sua tomba si trova a Vienna, nella Cripta Imperiale, accanto a quelle del marito e del figlio. Il ricordo di Sissi resta nel mito, soprattutto grazie alla trilogia con Romy Schneider.

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