Fernandel e Gino Cervi, interpreti rispettivamente di don Camillo e Peppone, sul set di “Don Camillo” fecero molta amicizia con lo scrittore Giovanni Guareschi. Successivamente i due attori fecero da testimoni al matrimonio di Carlotta Guareschi, figlia dello scrittore. Il celebre parroco di Guareschi è liberamente ispirato a don Camillo Valota, partigiano della seconda guerra mondiale e in seguito detenuto nei campi di concentramento di Dachau e Mauthausen. Inoltre prende spunto anche dalle figure di don Ottorino Davighi, parroco di Polesine Parmense, e di don Giovanni Bernini, parroco di Mezzano Inferiore. Nel film Fernandel non è stata doppiato dal solito Lauro Gazzolo ma da Carlo Romano, storica voce di Jerry Lewis. Nella versione inglese del film, la voce narrante è quella di Orson Welles. Ricordiamo che “Don Camillo, clicca qui per vedere il trailer, andrà in onda su Rete 4 partire dalle 21.15 ma sarà possibile vederlo anche in streaming grazie al portale di Mediaset, sui propri dispositivi mobile cliccando qui.



CURIOSITÀ SUL FILM

Una commedia del 1952 in bianco e nero che tutt’oggi quando viene trasmessa dai palinsesti televisivi ottiene sempre un’ottimo ascolto di pubblico, stiamo parlando di Don Camillo, una pellicola realizzata da una collaborazione tra Italia e Francia per la regia di Julien Duvivier che ha curato anche la sceneggiatura con Renè Barjavel mentre il soggetto è stato scritto da Giovannino Guareschi. La produzione del film è stata firmata da Giuseppe Amato per la casa cinematografica Cineriz, il montaggio è stato realizzato da Maria Rosada con le musiche di Alessandro Cicognini e la scenografia di Virgilio Marchi. La pellicola alla sua uscita nelle sale cinematografiche ebbe un grande successo figlio della contrapposizione che in quegli anni la chiesa cattolica aveva con il PCI, in tale contesto da evidenziare gli incassi superiori alla media dei film dell’epoca. Location interamente italiane con buona parte delle riprese girate nel paese di Brescello, paese che viene citato integralmente durante il film. Particolarità quella che vede la scelta della voce che doveva interpretare il “crocifisso parlante”, dopo infinite ricerche la parte venne affidata a Ruggero Ruggeri, uno dei più prestigiosi attori teatrali italiani dell’epoca.



NEL CAST FERNANDEL

Don Camillo è una pellicola prodotta nel 1952 e diretta dal regista Julien Duviver, che si è basato su un soggetto scritto da Giovannino Guareschi. La pellicola che vede come interpreti principali Fernandel e Gino Cervi è stata musicata dal bravo Alessandro Cicognini. Il film ascrivibile al genere delle commedie all’italiana è stato già programmato, anche a causa della sua anzianità di produzione, sui piccoli schermi italiani, essa andrà in onda nuovamente alle 21.30 stasera, sabato 27 ottobre 2018 su Rete 4. Ma ecco nel dettaglio la trama del film.

DON CANILO, LA TRAMA DEL FILM

La pellicola tratta dell’eterna lotta tra un parroco di paese e il suo alter ego il sindaco comunista Peppone. I due litigano praticamente su tutto, stante l’irruenza che contraddistingue gli abitanti della bassa Bresciana, località dove è ubicato Brescello. Soprattutto in politica Don Camillo e Peppone hanno idee all’antitesi, se il primo cerca di aiutare i proprietari terrieri il secondo propende per attuare una dura politica di espropri, politica indicata dall’Urss. Tutto nel paese e fonte d’innesco per continui litigi, dal comizio tenuto dal primo cittadino per festeggiare la vittoria alle elezioni amministrative, comizio interrotto dalle campane della chiesa principale, fino al nome dell’ultimo figlio del sindaco, che Peppone vuole battezzare con il nome di Lenin, nome non accettato dal parroco. La pellicola continua con la visione di un incendio nella casa in cui il sindaco deteneva una grossa quantità di armi che nelle sue intenzioni dovevano servire per una rivoluzione proletaria, il rogo era naturalmente stato appiccato dal parroco che aveva sottratto dalle armi una mitragliatrice. Ed è proprio con l’arma trafugata che don Camillo “minaccia” il sindaco, obbligandolo di fatto a costruire un giardino per i bambini del paese insieme alla casa del popolo dedicata alla ricreazione degli operai di “fede” comunista. Lo spettatore viene portato all’interno di uno sciopero organizzato dai comunisti, l’agitazione vuole fornire il suo apporto alla tassazione decisa dal sindaco, con i soldi che servono a ricostituire i deficitari fondi comunali di fine guerra (il film è ambientato nel 1946). I comunisti ricevono man forte da parte di un’altro gruppo di seguaci di Lenin, quest’ultimi giunti in paese prendono in giro il parroco, l’epilogo è una scazzottata nel quale 15 persone finiscono all’ospedale, mentre per Camillo vi è una reprimenda da parte del Vescovo. La storia si dipana con l’amore di Gina Filotti e Mariolino Della Bruciata con i due ragazzi che non ricevano il placet allo sposalizio da parte delle famiglie d’origine, il sottofondo per il rifiuto è sempre la contrapposizione politica, visto che uno dei genitori è uno stretto collaboratore del Sindaco l’altro un fidato amico di Son Camillo. Le ultime scene sono dedicate alla visita del Vescovo a Brescello, l’alto prelato delude il parroco del paese inaugurando la casa del popolo, allo stesso tempo però unisce in sposalizio i due giovani. Non può mancare nella scena finale l’ennesima rissa del parroco, anche questa volta per futili motivi, la rissa è troppo finanche per il vescovo con Don Camillo che viene trasferito con effetto immediato nel piccolo paese di montagna di Montenara.