“Lui è un mio amico, gli voglio bene. E’ un grande artista, non ci vediamo da tanto tempo”. Così Mara Venier introduce Nino D’Angelo, pronto per l’intervista faccia a faccia nel salotto di Domenica In. “Sono successe tante cose, dall’ultima volta che ci siamo visti. Sono diventato nonno, e credo di essere abbastanza bravo. Meglio che con i figli”. Chiaro: non si può essere amici coi figli, ma coi nipoti sì. Nino si sposò a soli 22 anni. “Sono passati 40 anni dal nostro matrimonio”. Ma lui è ancora innamorato, ora come allora. Degna di nota anche l’amicizia con Gigi D’Alessio. La napoletanità li unisce e giustifica il loro rapporto. Anche la musica è un trait d’union importante: “Ci conosciamo da una vita. Come l’ho visto adesso non l’ho mai visto”. D’Alessio telefona apposta per commentare la sua mise: “Non si era mai visto vestito così”, ribadisce. Poi gli dà appuntamento a stasera: “C’è Napoli-Roma!”, ricorda Gigi. [agg. di Rossella Pastore]
NINO D’ANGELO DIRETTORE ARTISTICO
Nino D’Angelo torna alla guida del Trianon, il teatro napoletano che intende trasformare. Non solo musica: al suo lungo curriculum aggiunge l’esperienza da direttore artistico. Il suo teatro, dice, dev’essere il teatro della gente. “Io sono come chi abita a Forcella”, dichiara Nino a Today, “sono ignorante e le persone come noi non hanno mai avuto il diritto alla cultura. Oggi, con questo teatro, i cittadini di Forcella e delle zone popolari di Napoli hanno di nuovo questo diritto: l’unica arma per resistere al degrado e al declino”. Il suo è stato un rilancio in piena regola: sventato il rischio fallimento, D’Angelo è riuscito ad incrementare gli abbonati. Di fatto, durante il suo primo mandato, se ne contano almeno 4mila. Ma per lui i numeri non contano: “Non vogliamo fare soldi, vendiamo gli abbonamenti da 7 spettacoli a 100 euro, un costo bassissimo. L’obiettivo è che questo diventi una luce del rione. E’ più imprtante che un giovane di Forcella trovi un lavoro, piuttosto che fare 4mila abbonati. Uno spettacolo è una pietra da cui ripartire, ma ci vuole anche altro per salvarci”. [agg. di Rossella Pastore]
“ERO DI NAPOLI E DAVO FASTIDIO”
Nino D’Angelo è uno dei cantanti italiani più amati del panorama musicale nostrano, e questa domenica sarà ospite dalla padrona di casa per eccellenza in casa Rai: Mara Venier. Il napoletano si racconterà alla zia Mara tra avventure private e pubbliche, in un continuo intrecciarsi di lavoro, musica e sentimento. Già perché Nino D’Angelo è da sempre il cantante di Napoli e dei napoletani, ma anche del Sud in generale. Questo aspetto, come da lui stesso ammesso, in passao gli ha creato non pochi problemi, come ha rivelato a Today: “Purtroppo l’essere di Napoli, soprattutto al nord, dava molto fastidio quando ero all’apice del successo. Io ero sempre il terrone che arrivava al nord a guadagnare, a togliere lavoro a qualcuno. A molti il mio successo dava fastidio, non ci volevano stare. E’ una cosa che è andata avanti per parecchio tempo e che sinceramente mi ha fatto sempre soffrire, infatti ci ho scritto anche una canzone dal titolo ‘Bravo ragazzo’. Sono sempre stato un artigiano della musica, facevo in piccolo quello che gli altri, con bel altri mezzi alle loro spalle, facevano. Sono orgoglioso di quanto ho raggiunto nella mia vita.”
LA DEPRESSIONE DI NINO D’ANGELO
Come abbiamo letto, Nino D’Angelo nel corso della sua carriera si è tolto davvero tante soddisfazioni. Il caschetto d’oro più famoso d’Italia ne ha fatta tanta di strada da quando divenne noto al grande pubblico con il film ‘Nu jeans e na maglietta‘. Il cantautore, però, ha raccontato anche dei tanti momenti difficili vissuti nella sua vita, in particolar modo quando si è trovato ad affrontare la perdita dei suoi genitori. Lì è andato incontro al peggiore dei mali, la depressione: “Quando hai ancora i genitori rimani sempre figlio, hai delle responsabilità in meno sulle spalle, ti senti molto più leggero. Quando non li hai, però, ti crolla tutto addosso e diventi padre improvvisamente; almeno per me è stato così. Sono caduto in depressione, una depressione tale che per me nulla aveva davvero più importanza. Non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto e infatti musicalmente parlando mi sono dovuto fermare, non potevo andare avanti in alcun modo.” Un racconto straziante quello di Nino D’Angelo, che però ci fa capire come anche chi ha successo, fama e soldi, possa essere preda della depressione.
LA FORZA DI RIALZARSI
Da quel momento buio Nino D’Angelo si è rialzato più forte che mai e ha continuato dritto per la sua strada, nonostante l’acuta depressione. Ecco come è riuscito il cantautore napoletano a uscirne nonostante la gravità della situazione: “Quello in seguito alla morte dei miei genitori è stato un periodo nero, dal quale però sono riuscito a uscire. Ero nel buio ma poi sono riuscito a trasformare quel dolore in qualcosa di buono e di positivo per me e per la mia musica. Il dolore è un qualcosa che gli esseri umani devono conoscere necessariamente perché ci fa crescere, ci rende persone migliori, più sensibili verso gli altri. In fin dei conti quel momento mi ha fatto bene, anche se non vorrei affatto riviverlo.” Poi una battuta, inevitabile, su un altro simbolo di Napoli come Pino Daniele: “Pino è stato un’artista straordinario, uno dei simboli di Napoli, certamente uno dei più grandi del ‘900. MI è dispiaciuto però non essere stato invitato al concerto in sua memoria, se c’eravamo noi artisti napoletani a cantare forse le cose sarebbero andate meglio. Ho visto artisti straordinari che però non c’entravano niente con Pino… e che non sapevano cantare in napoletano.”