Esistono molteplici sfaccettature della personalità di Matteo Renzi. C’è l’uomo politico che ha scalato Palazzo Chigi ed ha vissuto il recente declino in seguito al ruolo di Presidente del Consiglio. E poi c’è quel ragazzo con gli occhiali, l’aria da gran studioso che a metà anni Novanta si mostrerà un campione agli occhi di Mike Bongiorno, in occasione della vittoria maturata a La Ruota della Fortuna. E quel ragazzo di diannove anni che quasi scompare nella sua giacca con le spalline non è altri che il frutto dell’anima da scout di Matteo Renzi. Negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza è infatti quello il suo compito principale. Divide l’amore per le sfide con quello per il divertimento, riuscendo anche sotto il segno dell’Agesci a dimostrare il proprio valore. Lupetti, Reparto e infine Clan. Nel ’95 diventa capo clan, ai vertici dell’organizzazione grazie ad un campo di formazione creato ad hoc. Per Roberto Cociancich, avvocato e amico di lunga data è chiaro che Renzi “aveva una marcia in più“. Due anni dopo raccoglie 5 mila giovani per un evento in Francia e dirige per l’occasione il Manifesto dei giovani per il futuro. Forte dell’esperienza maturata nell’adienza di famiglia Chil, che si occupa di testate e marketing, sfrutta il suo talento per dirigere Camminiamo Insieme, il giornalino dell’Agesci. “Attenti alla lealtà” è il motto che usa spesso durante i match di basket con gli altri ragazzi, come racconta il legale a Il Fatto Quotidiano.
Da scout a portaborse
Quel Matteo Renzi capo scout diventerà attraente agli occhi di Massimo D’Alema, che all’epoca raccoglie consensi soprattutto fra i ragazzi dell’Agesci. Ideali che agli occhi di molti trasporrà poi nel mondo della politica: l’ex Premier diventa infatti portaborse, poi segretario. Milita al servizi di Prodi e diventa tesserato del Partito Popolare, per poi diventare sindaco di Firenze. Eppure mentre il giovane Renzi scende in campo con il suo animo competitivo, agli occhi di D’Alema diventa sì interessante, ma in senso negativo. In apparenza i loro rapporti saranno pacifici agli occhi della stampa, eppure dietro quella cordialità ostentata sarà subito evidente come fra i due non scorra davvero buon sangue. Merito forse della sconfitta di Lapo Pistelli alle primarie per il posto da Sindaco del 2009, dove Renzi uscirà vincitore con il 40% di consensi. Il distacco di D’Alema, che comunque riconosce nel futuro Premier una forte ambizione da ammirare, diventerà evidente solo qualche anno più tardi, quando il sindaco fiorentino si rende artefice della rottamazione. Come ricorda Il Giornale, Renzi agirà da stratega: darà in apparenza l’appoggio al politico togliattiano per la politica estera UE, per poi dare la nomina a Federica Mongherini.