Il protagonista della prima puntata di Kings of Crime è Felice Maniero, un ex criminale soprannominato “faccia d’angelo“, a capo della Mala del Brenta. Sotto il suo comando, a cavallo degli anni settanta e ottanta e per oltre vent’anni, un’organizzazione criminale formata da circa quattrocento persone, che terrorizzava il nord Italia e l’Emilia con rapine, furti, sequestri, traffico di droga e omicidi. Arrestato per la prima volta nel 1980, è riuscito a evadere per ben due volte: la prima nel 1987 dal carcere di Fossombrone e la seconda nell’agosto del 1994. Condannato a 33 anni di reclusione, ridotti a vent’anni e quattro mesi in via definitiva, nel 1995 ha deciso di collaborare con le forze dell’ordine, mettendo fine alla sua storia criminale. È stato lui stesso, infatti, a contribuire allo smantellamento della sua associazione mafiosa, fatta a pezzi dopo la sua scelta di diventare un collaboratore di giustizia. Oggi l’ex boss della Mala del Brenta è un uomo libero: è un imprenditore e di recente ha collaborato con le forze dell’ordine denunciando suo cognato.
Felice maniero, “Provo un profondo senso di colpa” (Kings of crime)
“La parola pentito la ritengo inesatta e sono convintissimo che nessuno, sottoscritto incluso, abbia iniziato a collaborare con la giustizia perché “unto” da qualcosa“. Non ha dubbi Felice Maniero, che in un’intervista concessa a Sabrina Tomè per Il Secolo IX parla della sua scelta di entrare a far parte del programma di protezione. “È stata emanata una legge, che dà l’opportunità di avere riduzioni di pena se si collabora sinceramente e sostanzialmente con lo Stato. Credo sia stata molto preziosa nella lotta contro la criminalità“. Oggi l’ex boss della Mala del Brenta rinnega i suoi trascorsi: “Se tornassi indietro di sicuro non rifarei il criminale. Ho capito che nella vita si possono avere gratificazioni intense con il lavoro e infinite con la famiglia, sempre vicina e in pace”, ed è tormentato dal senso di colpa per alcune vicende del passato: “Provo un profondo senso di colpa per Cristina Pavesi, la ragazza del treno deceduta a causa del nostro assalto. E provo senso di colpa per il traffico di droga. Mi chiedo spesso quanti giovani siano morti a causa mia“.