Tra i film più attesi del Torino Film Festival 36, Wildlife di Paul Dano è tra i papabili vincitori del concorso principale, forte dell’ottima accoglienza ricevuta al Festival di Cannes e al Sundance: un dramma familiare visto attraverso gli occhi di un quattordicenne, il romanzo di formazione che si mescola al dolore della dissoluzione di un matrimonio. L’attore statunitense porta sul grande schermo il romanzo Incendi di Richard Ford, un esordio alla regia tutt’altro che semplice ma che, tra pro e contro, può essere definito convincente. Siamo negli anni Sessanta: il giovanissimo Joe (Ed Oxenbould) vive insieme alla madre Jeannette Brinson (Carey Mulligan) e al padre Jerry Brinson (Jake Gyllenhaal) in una small town del Montana. Licenziato dal lavoro, il padre si getta alla ricerca di un nuovo impiego e, dopo vari tentennamenti, decide di arruolarsi volontario nelle squadre impegnate nello spegnimento degli incendi. Una scelta che non trova concorde la moglie, sia per i possibili pericoli che per la misera paga (1 dollaro all’ora) ma, nonostante i tentativi di farlo tornare sui suoi passi, alla fine Jerry abbandona compagna e figlio. Scossa da quanto accaduto, Jeannette cerca di adattarsi alla nuova vita e cede al corteggiamento di un uomo d’affari, il ricco Warren Miller (Bill Camp). E il percorso di crescita del giovane Joe andrà definitivamente in frantumi quando il padre torna nell’abitazione del Montana…



La trasposizione cinematografica di Wildlife discosta dal romanzo di Ford, con Paul Dano che supera brillantemente l’esame da regista, non convincendo però nei panni dello sceneggiatori: ritmo piatto, concatenazioni prevedibili e poco di originale. Nulla da eccepire sulle scelte registiche dell’ottimo attore (Youth – La giovinezza e Swiss Army Man – Un amico multiuso): lo statunitense utilizza sapientemente la macchina da presa, che segue costantemente il giovane protagonista e prova a rifletterne lo stato d’animo turbato. Se la costruzione dei personaggi ha una sua logica, con Gyllenhaal nelle vesti di un marito-padre debole e insoddisfatto e la Mulligan che interpreta una donna fragile e lunatica, lo script evidenzia lacune visibili ad occhio nudo: affiancato da Zoe Kazan, Dano non riesce a dare alla sua opera quel quid in più necessario per fare il salto di qualità da “buon” a “ottimo” film.



Nonostante l’interpretazione zoppicante del promettente Ed Oxenbould, il cast supera l’esame a pieni voti: Carey Mulligan nella sua migliore performance di sempre, Jake Gyllenhaal si conferma sugli standard altissimi a cui ha sempre abituato. L’incendio che minaccia il Montana è lo stesso che invade lo stato emotivo dei protagonisti del dramma familiare, con paure e insicurezze che conducono i due genitori a prendere strade sbagliate, fino alla definitiva spaccatura della famiglia sotto gli occhi del figlio adolescente.

Conosciuto come interprete sopraffino, Paul Dano inizia con il piede giusto la sua avventura da regista: con qualche piccolo accorgimento può fare il salto di qualità e, visti i soli 34 anni, non abbiamo dubbi sul futuro più che roseo…