Tra le tante star con cui ha lavorato, negli ultimi anni Bertolucci si era decisamente avvicinato al cinema di Hollywood, tradendo l’appartenenza di sinistra e quel cinema neorealista e popolare che lo aveva sempre contraddistinto. Uno dei film “americani” del regista scomparso è “Piccolo Buddha” in cui appare come protagonista Keanu Reeves. Intervistato oggi dal Corriere della sera, l’attore americano ricorda di aver avuto meno di 24 anni in quell’occasione: “Accanto a lui si respirava in ogni momento la passione per il cinema” dice. Aggiungendo che lo aiutò a liberarsi di tante sue insicurezze: “Bernardo portava un senso di sicurezza e serenità costruttive in tutto ciò che faceva. Dava energia, formava, senza mai essere pedante”.



TUTTI VOLEVANO LAVORARE CON LUI

Ricorda come ogni attore americano volesse lavorare con lui, tutti innamorati di Ultimo tango a Parigi, de Il tè nel deserto e di Novecento: “Era molto amato per i cento riferimenti letterari e pittorici che offriva”. Nonostante questo stretto legame con il cinema americano Bertolucci non si è mai trasferito a Hollywood, restando, spiega l’attore, legato all’Italia: “Scherzando definiva Hollywood come un punto interrogativo”. A proposito del Piccolo Budda dice che Bertolucci non fece un film new age seguendo la moda dei guru, ma insegnò a scrutare l’animo umano, “ho sempre pensato che Bernardo fosse un poeta delle immagini”. E conclude: “Esorto i giovani a vedere i suoi film”.

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