Il bicchiere è mezzo pieno, mezzo vuoto o è colmo? La domanda sorge spontanea dopo il colloquio di sabato scorso tra il nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. “Con l’Ue sarà una trattativa dura e lunga” è stato costretto ad ammettere Conte ai suoi due vicepremier. E già che si parla di Juncker – noto politico lussemburghese, ma soprattutto enologo di riconosciuta fama internazionale – la metafora del bicchiere casca a fagiuolo.
Di certo, il nostro presidente del Consiglio non ha azzeccato la prima mossa: si è presentato al faccia a faccia, allestito con una cena sontuosa, recando seco una capiente sporta di birre fiamminghe, francesi, olandesi, danesi, tedesche e pure italiane. “Così ridiamo… malto al nostro dialogo e al progetto europeo!” avrebbe pure commentato con un pizzico di ironia, non si sa quanto apprezzata. Meglio sarebbe stato, col senno di poi, offrire a Jean-Claude una cassetta di pregiatissimi vini italiani, magari con l’aggiunta di un abbonamento vitalizio al Vinitaly e magari, perché no?, di una triplice cittadinanza onoraria dei Comuni di Barbaresco, Montepulciano e Valpolicella. Invece, rientrato in albergo assai contrariato, Juncker non ha trovato di meglio che sfogarsi con il suo autista: “La prossima volta mi faccio invitare a cena da CR7. Lui prende bottiglie di vino da 31mila euro, e neanche le finisce! Ci penserei io… a fare il ‘Terminator’ enologico!”.
Al rientro di Conte a Roma dopo la cena-colloquio e convocato un vertice d’urgenza per fare il punto della situazione, i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, hanno – al momento – riposto l’elmetto. Prima di sabato sera, infatti, temendo un esito negativo, avevano ritrovato una certa sintonia sul tipo di controffensiva da adottare. “Invadiamo il Lussemburgo!” avrebbe suggerito il ministro del Lavoro al ministro dell’Interno. “Sì, lussiamo una spalla al Lussemburgo!”, lo avrebbe incalzato il ministro dell’Interno.
Ma sarebbe mai possibile una repentina iniziativa bellica di questa gravità? Secondo le nostre tanto accreditate quanto anonime fonti, i piani segreti erano pronti da tempo, perlomeno dalle prime scaramucce verbali contro i vari Juncker, Dombrovskis e Moscovici.
Giunti a questo punto, però, è necessario fare un passo indietro. “Il Lussemburgo – come ci dice lo Zingarelli, un vocabolario che sa tante cose perché le ha rubacchiate qua e là in giro per il mondo e naturalmente i conti cifrati del Granducato non sono stati risparmiati – si chiama così perché è il Paese del lusso. Lo ha scritto benissimo Gianluigi Da Rold: L’unico Paese che sta veramente bene, tanto da essere il più ricco del mondo, è il Granducato del Lussemburgo, illuminato per 14 anni dal governo “geniale” di Jean-Claude Juncker. Servendosi del tax ruling, i lussemburghesi danno cittadinanza fiscale alle grandi multinazionali che arrivano a pagare (rispetto al 29% che è stabilito dalle leggi del Granducato) tasse per lo 0,25% sugli utili realizzati. È il regno dell’elusione e del furto contro i ceti più deboli, in contrasto con qualsiasi principio di equità a livello europeo e mondiale. Avete capito perché la scorsa settimana il governo ha nominato a capo dei servizi segreti due generali della Guardia di Finanza? Perché, parlando di possibile attacco al Lussemburgo – Paese dove ci sono più casseforti e cassette di sicurezza che abitanti – due finanzieri farebbero davvero comodo!”. Zinga illuminato, spiegazione assicurata!
E se avete avuto la pazienza di seguirci sin qui, possiamo riprendere il filo delle diverse identità di vedute di cui sopra, anche se momentaneamente accantonate. Seguiteci attentamente.
Il piano “No Lux” del M5s. Ideato nientemeno che dalla coppia Di Maio-Toninelli, è un piano di invasione e annessione low cost per “spegnere il Lussemburgo” (in codice, semplicemente “No Lux”…). Ingredienti necessari: un pullman Flixbus e 50 attivisti accuratamente scelti tra No Vax, No Tap, No Tav, No Tip-tap, No Tic, No Tic-tac e naturalmente No Lux. Caricati nottetempo sul Flix (alias il bus che va in Lux), seguiranno un percorso rigorosamente top secret, attraverso i tunnel di Domodossola (per entrare in Svizzera), di Soletta (per passare in Francia), di Colmar (per deviare in Germania, così da depistare i sospetti) e, infine, di Bettemburg per sorprendere alle spalle il Granducato e umiliare Juncker in persona.
All’obiezione che nessuno di questi tunnel esiste, Toninelli si è tenuto sul vago: “Eeeh… Da quando sono al governo lavoro ogni mese più di sei settimane e mezza e per 32 ore al giorno. Lavoro così tanto che mi è venuto il tunnel… carpale, alla mano destra. E se tunnel di siffatta sorta ci impediscono di passare, si può sempre attuare il Piano B”. “E di cosa si tratterebbe?”. “Arrivare in Lussemburgo con l’autostrada”. “I costi dell’operazione?”. Ai 50 attivisti, da addestrare nel mese precedente all’operazione No Lux, sarebbero destinati i canonici 780 euro del reddito di cittadinanza (quindi 780 x 50 = 39.000 euro); si aggiungano i costi di benzina del Flixbus, i pedaggi, magari un paio di soste (plin-plin, toast e birre d’ordinanza) in aree di servizio che non diano troppo nell’occhio.
Una volta giunti in Lussemburgo, ai 50 No Lux sarà sufficiente occupare rumorosamente la piazza principale della capitale (basteranno una ventina di cartelli, qualche protesta urlata, cioè poco più di un tifo da stadio) per dichiarare la resa totale e incondizionata del Lussemburgo. Il resto verrà da sé!
Il piano “Luss Luss” della Lega. Messa a punto dallo stesso ministro dell’Interno, la strategia “LUSSiamo una spalla al LUSSemburgo” (edizione riveduta e corretta in salsa leghista del ben più famoso “Spezziamo le reni”…) è molto semplice e lineare. Formata una squadra d’assalto (due paracadutisti della Folgore; un giovane ma nerboruto vigile urbano del Comune di Nembro, nella Bergamasca – il famoso “Nembro Kid”; un guastatore del Genio militare di Guastalla; due carabinieri; un prefetto), la task force verrà caricata su una Fiat Duna (così da passare inosservata alla dogana).
Una volta giunta in Lussemburgo, dispiegherà tutta la sua potenza: 1) i due parà della Folgore toglieranno la corrente all’intero Paese (uno abbasserà la levetta del contatore, l’altro gli coprirà le spalle; il Paese è piccolo, ma la gente non farà nemmeno in tempo a mormorare…); 2) “Nembro Kid” provvederà a mettere fuori combattimento chiunque tenti di opporsi al blitz; 3) il genio del Genio realizzerà, in un battibaleno (unità di misura temporale della nostra task force), un ponte radio (Salvini si è tanto raccomandato: “Che sia un bel… Ponte di Legno!”) così da stabilire un contatto con il quartier generale, localizzato in un bunker sotterraneo in quel di Brissago Valtravaglia, nel Varesotto; 4) il prefetto, qualificandosi, si annuncerà al citofono di casa Juncker leggendogli, con voce sicura e stentorea, l’ordinanza di sgombero dell’intero Lussemburgo e la sua estradizione! Ma… mancano ancora all’appello i due carabinieri? Infatti, 5) saranno proprio loro a stilare il rapporto d’ordinanza e, dovendo sollevare di peso il Jean-Claude per estradarlo, molto probabilmente potrebbero provocargli la lussazione della spalla.
Tempo previsto per completare l’operazione? Tre quarti d’ora, un’ora al massimo. “Da quel momento – come aveva garantito qualche giorno fa Salvini in un colloquio telefonico con Giorgia Meloni per assicurarsi l’appoggio di Fratelli d’Italia – il Lussemburgo assumerà di fatto il rango di Prima Colonia del ricostituendo Impero!”.