Pupi Avati, uno dei massimi registi del cinema italiano, capace di descrivere con arte le piccolezze e le miserie dell’uomo comune sempre con vena ironica, mai con cinismo, si dà al film horror, qualcosa di inedito per lui. Nel corso del prossimo anno uscirà infatti “Il signor Diavolo“, un film ambientato nel delta del Po, nelle stesse zone dove fu ambientato il famoso La casa delle finestre che ridono. Spiega Avati, intervistato nel corso del programma radiofonico di Radio 2 I lunatici, che “Il mio lato horror viene fuori dall’infanzia, passata in campagna come rifugiati nel corso della seconda guerra mondiale. Le zie e le nonne ci tenevano buoni con delle favole molto spaventose. Favole terribili ma meravigliose. Poi ci lasciavano in queste camere da letto di un buio che non ho mai più visto. Noi abbiamo esportato in tutto il mondo quei film che ora chiamiamo gotici, avevamo delle grandi platee, ora però certi generi non si frequentano più, gli autori sembra che si sporchino le mani con il genere”.



LE MAMME GLI OFFRIVANO LE FIGLIE

Ha tanti progetti, Avati, ha già in mente un film sulla vita di Dante raccontato da Boccaccio. E ha le idee chiare sul male: “”Se esiste il sommo bene, deve esistere anche il sommo male, comunque lo si voglia chiamare. Il male esiste ed è sommo quando è fine a sé stesso. Io anche ho compiuto delle cose che hanno dato dolore senza una ragione. Lì c’era veramente la cattiveria. Una cosa che ho sia subito che commesso”. Uomo senza peli sulla lingua, interviene anche sulla polemica delle donne nel cinema, i presunti abusi e il movimento #metoo. Quando fece il suo primo film, nel 1968, durante i casting le figlie venivano accompagnate dalle mamme. Queste ultime, dice, gli facevano capire che se anche avesse dato una particina alla figlia, avrebbe potuto avere qualche possibilità di portarsela a letto: “Il potere e il sesso sono sempre stati mescolati, non solo nel cinema, in qualunque ambito. Mi è successo che donne mi abbiano fatto capire che ci sarebbero state in cambio di una particina. Ma pensate che una particina ad una ragazza le cambi davvero la vita? Se una ragazza non è realmente portata, non le succede nulla”.

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