Fin dalle prime immagini si intuisce l’atmosfera dark de Il mistero della casa del tempo, il nuovo film di Eli Roth, maestro dell’horror. È una storia di maghi e magia tratto dai romanzi per ragazzi di John Bellairs, ben confezionata e con nomi importanti come Jack Black e Cate Blanchett che interpretano i personaggi principali.
Siamo negli anni Cinquanta, in America, quando il giovane Lewis (Owen Vaccaro), dieci anni, si trasferisce a casa dello zio Jonathan Barnavelt (Jack Black). Un inizio classico, visto che molti film per ragazzi cominciano con il piccolo protagonista costretto ad andare a vivere con un parente semi sconosciuto. Il vecchio e suggestivo edificio in cui Lewis si ritrova, però, ha qualcosa di molto strano: rumori insoliti lo svegliano nel cuore della notte, un ticchettio proviene da un orologio nascosto chissà dove e voci inquietanti circolano sul precedente proprietario Isaac Izard, morto in circostanze misteriose. Come se non bastasse, zio Jonathan gira di notte con un’ascia in mano, cercando qualcosa nascosto nel muro.
Ben presto Lewis scopre la verità: lo zio è un mago, uno di quelli che fanno giochi di prestigio ma anche incantesimi veri. E la casa è altrettanto magica, con gli oggetti che sembrano dotati di vita propria. Quando Lewis ottiene dallo zio il permesso di studiare la magia con lui e l’incantevole amica Florence Zimmerman (Cate Blanchett), a sua volta una strega, gli si apre un mondo. Ma la magia ha un lato oscuro, rappresentato da un libro proibito in grado di resuscitare i morti. E nel momento in cui Lewis infrange la regola di non toccarlo, la faccenda si fa molto pericolosa.
L’ambientazione è perfetta per una storia che punta ad affascinare i ragazzi, con le atmosfere anni Cinquanta che si sposano alla perfezione con le invenzioni magiche. Il tocco horror del regista emerge nell’immaginario visivo del film, che sfrutta il fascino macabro delle bambole stregate, del cimitero, delle piante mostruose che attaccano i protagonisti.
Come in ogni racconto di formazione che si rispetti, all’aspetto fantastico si accompagna un percorso tematico che va al di là della magia. Lewis è un ragazzino ferito, traumatizzato dalla perdita dei genitori in un incidente stradale e molto insicuro. Per questo all’inizio commette l’errore di cercare l’amico sbagliato, sperando di uscire dalla sua solitudine e di non essere più isolato dagli altri, che lo considerano strano. La fragilità di un ragazzino che deve imparare a riconoscere il proprio potenziale, la tragedia della perdita dei genitori, la ricerca di affetto e di accettazione sono tematiche che corrono lungo tutto il film, dandogli profondità e credibilità.
Lewis impara che non esiste un unico tipo di magia: bisogna trovare la propria. È una chiara metafora della necessità di dare spazio alla personalità di ognuno, al di là delle regole, degli stereotipi e delle aspettative altrui. Anche gli adulti Jonathan e Florence sono chiamati a un cambiamento, a superare la nostalgia del passato in cui sono rinchiusi e ad aprirsi, ad avere fiducia in se stessi e negli altri.
Interessante è poi la riflessione sul senso degli errori umani nella storia, personale e universale. Siamo nel dopoguerra e, nel passato del mago cattivo, viene raccontato l’incontro con un demone della Foresta Nera che vorrebbe invertire il tempo, cancellare tutto e tornare all’origine, per impedire che l’uomo possa distruggere se stesso e il mondo con le guerre e le atrocità che ben conosciamo. Ma è davvero questo – cancellare gli errori – il modo di crescere? Oppure la scelta giusta è assumersi le proprie responsabilità e impegnarsi a migliorare?
E così questa storia magica, in bilico tra horror (ben dosato) e comicità, si dimostra adatta per una serata in famiglia, con un lieto fine dolce come i biscotti presenti in tutto il film.