Il Gip Luigi Gargiulo, ha prosciolto il programma televisivo Le Iene, nelle persone dell’inviato Matteo Viviani e del responsabile Davide Parenti, dall’accusa avanzata da parte della Procura di Milano di “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”, relativa al servizio realizzato da Viviani nel 2017 “Blue Whale, suicidarsi per gioco”. Un servizio in cui si parlava di un gioco sul web, una sorta di leggenda metropolitana che dopo una serie di “step” obbligati dettati da un master con il quale dei ragazzi minorenni erano in contatto online, si arrivava al suicidio. Era stato poi scoperto che non c’erano notizie dirette o testimonianze di quella che appariva come una leggenda metropolitana diffusa sul web, e anche che erano state collegate al servizio immagini che non erano direttamente riferite al caso della “Blue Whale”.
Le motivazioni del Gip
Il Gip Gargiulo è arrivato alla sentenza di proscioglimento scrivendo che in ogni caso: “Non si può escludere con la dovuta certezza che il gioco effettivamente esista, non può escludersi che dalla Rete sia giunto anche in Italia.” Si era parlato di minaccia all’ordine pubblico e soprattutto di possibilità di emulazione, mostrando immagini di un gioco macabro ma che non si era mai effettivamente verificato o mai era stato sperimentato in Italia. Spiega il Gip: “Il ben noto stile satirico e provocatorio delle Iene rende altamente improbabile il generare un concreto stato di minaccia visto che oggi grazie ai mezzi di comunicazione di massa è enormemente potenziata la possibilità, ed è elevata l’abitudine, di venire a contatto con le più disparate informazioni e immagini.” Insomma, non è parlando della Blue Whale, anche senza testimonianze dirette, che Le Iene provocano il rischio della diffusione del fenomeno anche in Italia.