Dopo l’incontro della scorsa settimana tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, sembrava tutto fatto. Accordo trovato su un deficit/Pil per l’Italia a quota 2,04% invece dell’iniziale 2,4%. Il compromesso era stato anche suggellato – come chiesto insistentemente da Juncker – con un bel brindisi: felice e sorridente dopo le canoniche strette di mano a favore di fotografi, Conte ha alzato il suo calice, mentre Juncker non ha avuto esitazione alcuna a impugnare la bottiglia e a scolarsela tutta d’un fiato, pulendosi poi la bocca sulla manica della giacca d’ordinananza color BLEu (azzurro Europa). Cette finesse! E dopo la bicchierata, Conte e Tria subito a prendere l’aereo con destinazione Roma, dritti e svelti ad aggiornare i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sulle ultime del negoziato; Dombrovskis e Moscovici, con più calma, hanno preso un taxi per rientrare nei loro alberghi a 5 stelle: tranquilli, paghiamo noi! Juncker, fermo sulla trattativa, meno sulle gambe, ha imboccato un preciso e calcolato itinerario tra le viuzze di Bruxelles, destinazione “Vin sur Wijn bar à vins”, una delle migliori enoteche della capitale belga.



La mattina dopo, il fulmine a ciel sereno, la sentenza di Pierre Moscovici: “La riduzione del deficit/Pil italiano non è sufficiente. Sono stati fatti passi avanti, ma serve un altro sforzo”. “Parbleu!” ha commentato con perfetto aplomb Conte. “Mamma mia!” ha bofonchiato Tria. “Ma che c***o vuole ancora questo pezzo di… Cambronne, ‘sto mangiacrêpes a tradimento!” è sbottato Salvini con i suoi. E Di Maio? Ha dato subito ordine a un nutrito gruppo di muratori di demolire in men che non si dica il fatidico balcone dal quale lo stato maggiore del M5s si era affacciato salutando la folla e mostrando un’eloquente “V” (ricordate?), allorquando la manovra di bilancio era stata approvata con il deficit al 2,4% e lo stesso Di Maio aveva ripetuto, quasi a mo’ di mantra: “Non arretreremo di un millimetro”.



Ma perché mai Moscovici avrà voluto rompere le uova nel paniere? La stampa e l’establishment gli riconoscono un’abilità e una finezza da politico scafato, tuttavia pochi sanno quanto l’uomo sia ossessionato da una maniacale pignoleria per i numeri, anche infinitesimali. Un Signor Precisetti, potremmo definirlo con buone ragioni. Fonti vicine al suo entourage indicano chiaramente il vero obiettivo al quale, a suo dire, l’Italia deve puntare. E questi dati indicano un rapporto deficit/Pil pari all’1,9082573604%! E non un decimale di meno, per il nostro Precisetti!

D’altronde, sin da piccolo la sincera passione per le tabelline lo aveva indotto a mettere nero su bianco, nella sua prima letterina a Babbo Natale, che il suo regalo preferito sarebbe stata una calcolatrice scientifica per risolvere equazioni assai complesse.



Anche in amore si è rivelato un affezionatissimo uomo di numeri. Dopo la rottura della relazione (per noi volgarmente durata un lustro, ma per lui 5 anni, 4 mesi,18 giorni, 6 ore, 37 minuti e 49 secondi…) con la giovanissima Marie-Charline Pacquot, studentessa di Filosofia di 25 anni, abbandonata dopo un preciso calcolo che aveva messo in luce il costante decremento dell’affinità di coppia – pari al -12,76156% annui, quasi sicuramente dovuto a un fisiologico ammortamento affettivo – e la relativa estinzione del debito amoroso, Pierre si è convinto che la soluzione migliore non poteva che consistere nel lanciarsi ottimisticamente su un nuovo prodotto femminile. Ben presto l’obiettivo ha preso le sembianze della sua nuova compagna, Anne-Michelle Bastéri, 35 anni, con la quale convolerà a giuste e calcolate nozze il prossimo 13 giugno, avendo constatato in lei un tasso bassissimo d’interesse economico (calcolato in meno di un punto percentuale), ma un altissimo grado di amorosi sensi (ben il 63,74028%) al netto della differenza d’età, che, sempre secondo le sue stime, calcolate rigorosamente per difetto, non dovrebbe discostarsi di molto da una percentuale che si aggira intorno al 9,001145%, considerata ideale, sempre secondo i calcoli del nostro Moscò, per un’affinità di coppia duratura e stabile.

A tal proposito, Moscovici non ha saputo non approfittare dei recenti colloqui – e battibecchi – con i politici italiani per stimare, quando non aggiustare, le “affinità di coppia”: e se con Conte è buona (43,82017%), con Tria potrebbe addirittura fare coppia fissa (55,60249%), mentre con Salvini l’incompatibilità è totale: -96,71803%! Uscendo da un contesto di stime e percentuali, potremmo umanamente parlare di “pura e semplice antipatia”.