Il rapporto tra uomo e natura, l’arte e il desiderio di libertà alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia: queste le premesse di Capri-Revolution diretto da Mario Martone, in sala da giovedì 20 dicembre 2018 e presentato in anteprima al Festival di Venezia 2018 nel concorso principale. Siamo nel 1914, a Capri: una comune di giovani ragazzi del nord Europa trova il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nelle arti, senza però fare i conti con la forte identità propria dell’isola. Questa identità è incarnata da Lucia (Marianna Fontana), una giovane capraia che incontra la comune guidata da Seybu (Reinout Scholten van Aschat), rimanendo affascinata dallo spirito libero che pervade il gruppo di artisti…
Con Capri-Revolution il regista campano chiude la trilogia sui giovani ribelli che comprende Noi credevamo e Il giovane favoloso, prendendo spunto dalla comune che il pittore Karl Diefenbach creò a Capri all’inizio del Novecento. E assistiamo a un’evoluzione sensibile all’interno della trilogia: in tutti e tre i film ci sono personaggi femminili forti, ribelli e vittime di pregiudizi maschili, ma in questo caso non parliamo di una figura minore rispetto all’impianto maschile del racconto. Tutto ruota attorno alla giovane Lucia, che ha una libertà e un amore dentro di sé che si esprime verso qualsiasi creatura. Bisogna però fare i conti con i preconcetti del tempo, che spingono la capraia a cercare la libertà e ad aprirsi totalmente all’accoglienza del diverso, del misterioso. E da questo punto di vista l’opera di Martone sembra riflettersi sui giorni nostri: l’integrazione e i muri della Capri degli anni Dieci non discostano più di tanto dai conflitti e dagli schematismi del 2018.
L’ambizione del regista di Morte di un matematico napoletano cozza con la sceneggiatura, scritta a quattro mani con Ippolita di Majo: il susseguirsi degli eventi non è del tutto lineare e alcune sequenze si manifestano più che altro come didascaliche, se non prettamente mirate per soddisfare il gusto estetico. Non convince, inoltre, la costruzione del personaggio del giovane medico del paese (Antonio Folletto), protagonista di un intenso quanto lacunoso scontro con Seybu tra scienza e arte. La regia di Martone e la fotografia di Michele D’Attanasio ammaliano, particolarmente suggestive alcune immagini poetiche, mentre destano curiosità le musiche in campo firmate da Sascha Ring e Philipp Thimm.
Capri-Revolution è senz’altro la pellicola più ambiziosa della trilogia, ma anche la meno convincente: parliamo comunque di un buon film, capace di affascinare lo spettatore con la narrazione una rivoluzione dal ‘silenzio assordante’. E il cineasta partenopeo è già pronto per tuffarsi in un nuovo lavoro: nel 2019 inizieranno le riprese di ‘Qui rido io’, film ambientato proprio negli stessi anni di Capri-Revolution, ma dedicato alla figura del celebre attore e commediografo Eduardo Scarpetta.