Fabrizio Corona contro Candida Morvillo del Corriere della Sera per l’articolo su Belen Rodriguez e il suo “clan”, tra liti e affari. L’ex agente fotografico ha pubblicato la risposta sul suo giornale, il “Corona Magazine”, attaccando la giornalista per la ricostruzione della famiglia della showgirl argentina. «Ma come puoi parlare di clan, di soldi, di business quando tutto parte da una patologia?». Il riferimento è ad una malattia di cui soffre Gustavo Rodriguez, che lo ha portato a quella condizione di fortissima alterazione di cui ha parlato appunto il Corriere. Per Corona «quest’articolo ha ben altre finalità» perché «non c’è la fredda cronaca, non c’è lo scoop, non c’è nemmeno una foto; c’è solo livore tra donne». E tira in ballo un retroscena risalente al periodo in cui Candida Morvillo era direttore di Novella 2000. «Mi ha fatto guadagnare una marea di soldi e sapete quando? Quando stavo con la donna del clan: Belen». Ma nei confronti della sua ex fidanzata ci sarebbe sempre stato astio da parte della giornalista a causa di «interviste non concesse» e «soprattutto invidia».
FABRIZIO CORONA E L’ARTICOLO DEL CORRIERE SUL “CLAN” BELEN
La lunga replica di Fabrizio Corona al Corriere della Sera attraverso il suo Magazine parte da un interrogativo: «Perché riportare una notizia così grave, che sta facendo soffrire una famiglia, con allegria, scoop e illazioni su denaro e business?». L’ex agente fotografico, che ora si è lanciato in questa avventura editoriale, si chiede anche da quando Candida Morvillo «avesse in canna questo colpo» e ritiene che abbia solo aspettato l’occasione giusta. «Peccato che quest’occasione è triste e trarre mercimonio da una vicenda grave lo trovo scorretto e gravissimo. Ed è un errore anche giornalistico». Esiste infatti una “morale” che avrebbe dovuto fermare la giornalista dal scrivere quell’articolo. «So dove posso e mi voglio spingere», spiega alludendo a scoop che avrebbe potuto pubblicare e che per il momento ha lasciato nel cassetto della sua scrivania. «Donne che odiano le donne: era questo il titolo giusto», conclude Fabrizio Corona.