All’indomani dal caso dell’auto bruciata del Capitano Ultimo, il colonnello Sergio De Caprio ha riavuto la sua scorta. La decisione è giunta oggi dal Tar del Lazio dopo aver accolto il ricorso che lo stesso De Caprio presentò contro il ministero dell’Interno. Secondo quanto reso noto dall’Ansa, il Tribunale amministrativo regionale ha anche annullato tutti gli atti relativi alla revoca della misura di protezione, disposta il 3 settembre scorso. Secondo i giudici amministrativi, “si ravvisano i presupposti per l’accoglimento dell’istanza cautelare, dovendosi assegnare preminenza, allo stato, nel bilanciamento degli opposti interessi, al mantenimento del dispositivo di tutela in favore” del Capitano Ultimo, “nelle more della decisione sul merito del ricorso”. Subito dopo la decisione del Tar, lo stesso Capitano Ultimo, colui che arrestò Totò Riina, ha commentato, commentando tramite il suo avvocato Antonino Galletti: “Oggi con coraggio il Tar di Roma ha arginato l’illegittima prevaricazione che alcuni funzionari della sicurezza pubblica hanno esercitato contro il diritto alla vita, alla sicurezza ed alla difesa di un cittadino e di un carabiniere”. De Caprio ha ancora parlato di “disprezzo” per chi non ha fatto nulla, aggiungendo: “I giudici hanno ritenuto finalmente che l’uomo e la sua sicurezza prevalgono sulla burocrazia”. Quindi ha proseguito: “verso tutti quelli che in questa vicenda, pur avendone la possibilità, non hanno fatto e non fanno nulla, va il massimo disprezzo dell’uomo e del carabiniere”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CAPITANO ULTIMO, AUTO IN FIAMME

L’automobile del Capitano Ultimo è stata bruciata. Il gravissimo atto intimidatorio nei confronti del colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, colui che arrestò Toto Riina, si è verificato nella tarda serata di lunedì, attorno alla mezzanotte. Prima gli hanno rubato il velivolo e poi gli hanno dato fuoco. Come riferisce l’agenzia Ansa, le forze dell’ordine stanno cercando di capire chi abbia commesso il fatto, ma è quasi certo che si sia trattato di un messaggio nei confronti del militare dell’arma, anche perché il rogo è avvenuto in via della Tenuta della Mistica, una stradina isolata all’estrema periferia orientale di Roma, che conduce alla casa famiglia gestita proprio dall’associazione Volontari Capitano Ultimo. Da quel 15 gennaio di 25 anni fa, da quando vennero messe le manette al boss dei boss, sono stati numerosi gli atti intimidatori nei confronti di Ultimo, a cominciare dai tentativi di Bernardo Provenzano prima, e del killer Leoluca Bagarella poi, fortunatamente non andati a buon fine.



RITA DALLA CHIESA DIFENDE CAPITANO ULTIMO

Peccato però che da quando De Caprio abbia smesso di occuparsi di mafia, abbia anche perso la scorta, un’auto non blindata con annesso un carabiniere “per mancanza di segnali di concreto pericolo”. Ultimo non ha gradito la decisione dello stato di levargli la scorta, cosa che tra l’altro era già successa fra il 2009 e il 2010 poi riassegnata, e i suoi sostenitori si sono mobilitati sul web, per lanciare una campagna di sensibilizzazione. Fra questi anche Rita Dalla Chiesa, che ha sempre espresso ammirazione nei confronti del colonnelo: «Atto intimidatorio nei confronti del#capitanoultimo – scrive sul proprio Instagram, con annessa la foto dell’auto bruciata – hanno incendiato una macchina davanti alla sua Casa Famiglia. Chi gli ha tolto la scorta, inventandosi che non ci sono più reali motivi di pericolo, domani gliela deve ridare. Chiedendogli scusa. E’ pericoloso un Paese dove le Istituzioni latitano e non proteggono chi ha protetto loro e noi». Ne è nato un breve battibecco con un follower, tale Filippo Di Caccamo, che ha sostenuto, difendendo il ministro dell’interno: «Guardate che non è Salvini che mette e leva la scorta c’è un organismo apposito per fare questo perciò non diamo sempre a Salvini prendetevela con il governo precedente che gliel’ha tirata via». Pronta la controreplica di Dalla Chiesa: «La scorta gli è stata tolta il 3 settembre di quest’anno, con questo governo. È vero, c’è’ l’Ucis che si occupa delle scorte, ha gli uffici al Ministero degli Interni».

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