Alberto Angela ha parlato del figlio Edoardo dopo il successo che lo stesso, ha generato sul web in maniera del tutto inconsapevole. Durante la presentazione ufficiale del suo nuovo libro interamente dedicato a Cleopatra, il divulgatore scientifico ha rilasciato una serie di dichiarazioni in merito, affermando di come abbia preso la sua popolarità e la nascita di conseguenti account fake, che si spacciavano proprio per il figlio. “Che dire dei miei figli, che come tutti i ragazzi hanno il futuro negli occhi e le nostre speranze nel cuore. […] Per quanto riguarda l’attenzione esagerata dei social verso mio figlio Edoardo che posso dire. Mi è spiaciuto come potrebbe dispiacere a lei, ha figli? Mi dispiace perché lui non è qualcuno che vuole esporsi, è una persona normale. Lì è il mondo che bussa alla porta, è un effetto collaterale dell’epoca in cui viviamo”. Poi ha confidato la nascita di numerosi profili fake con il suo nome e la sua fotografia. A tal proposito quindi, si sono trovati costretti a prendere dei provvedimenti. “Erano quaranta. Sono andato dalla polizia postale, è partita un’azione legale. Questo si chiama furto di identità ed è un reato”.
Alberto Angela, il commento sugli ammiratori del web
Successivamente, così come riporta il buon Fabiano di BitchyF, il giornalista del Corriere ha anche chiesto ad Alberto Angela un commento a freddo riguardante tutti gli ammiratori che ha su internet, e le numerose pagine a lui dedicate che menzionato la sua estrema “virilità”. Il divulgatore ha affermato che preferisce non commentare anche se “il Web è quello che è, e questo è uno dei suoi volti. Sui social viaggia molta emotività. Lascio agli altri commentare queste cose, perché mi sembra tutto molto evidente. Sono come il naturalista nella savana che guarda con il binocolo: non deve intervenire e giudicare, osserva e basta. Però in tutto questo c’ è una cosa che non si dice mai. Io sono molto diverso dai miei colleghi, sono un ricercatore prestato alla televisione. Per dieci anni ero nei luoghi dove si fanno documentari, dentro le tende in mezzo al Serengeti, con i leoni. Non faccio tivù per apparire sui rotocalchi, ma per condividere il piacere pazzesco di scoprire cose che non sapevi prima”.