Candida Morvillo per il Corriere della Sera, ha avuto il piacere di parlare con Roberta Bellesini, moglie di Giorgio Faletti. “Giorgio diceva che, essendo un comico, la sua vita poteva solo essere comica. Svegliandosi dal coma, sentiva i rumori delle macchine a cui era attaccato e riuscì a far ridere i dottori. Disse: ma dove mi avete ricoverato? A Las Vegas? Era un uomo allegro. La sera, voleva sempre amici a cena. Facevamo gare di battute. Grazie a lui, avevo affinato le mie doti”, racconta. Poi spiega che in ospedale, le aveva fatto anche la proposta di matrimonio. Avevano chiesto l’autorizzazione ai medici per un trattamento sperimentale. Lei aveva acconsentito assumendosi il rischio. Faletti infatti, si era ripreso chiedendole di sposarlo. “Gli dissi: fai così, richiedimelo quando sei fuori, ora sei sotto farmaci, non vorrei che mi accusassi di circonvenzione d’ incapace”. Giorgio Faletti faceva ogni cosa per la moglie Roberta e, nonostante premi e vittorie, non era mai consapevole della sua estrema bravura e del suo talento. “Soffriva sempre di ansia da prestazione, temeva di non essere apprezzato. Non si rendeva conto di essere un genio. Ha scritto “Io uccido” in tre mesi. “Signor tenente” in mezz’ ora”. Il suo ottimismo però, è rimasto sempre invariato, anche durante i sei mesi di malattia: “Diceva: vabbé, a un altro sarebbero servite tre vite per avere le mie soddisfazioni”. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
LA MOGLIE DI FALETTI: “TEMEVA DI NON ESSERE APPREZZATO!”
Giorgio Faletti appartiene a quella categorie di personaggi che fatichi a pensare non ci siano più, tanto è presente il loro lascito in Terra. E non è un dettaglio da poco alla luce delle rivelazioni della moglie Roberta Bellesini che, intervistata dal Corriere della Sera, ha ammesso come il marito scrittore, cantautore e comico temesse una sola cosa della morte: “Che si dimenticassero del suo lavoro. Perciò, in maniera quasi ossessiva, porto avanti i suoi progetti, anche se tocco le sue cose e ho sempre dentro un dolore. A maggio, porterò in teatro a New York il suo “L’ultimo giorno di sole. Due anni fa, ho prodotto un suo album. Costringermi ad ascoltare la sua voce è ancora devastante“. Un’insicurezza, quella di Faletti, evidentemente tipica del suo carattere: “Soffriva sempre di ansia da prestazione, temeva di non essere apprezzato. Non si rendeva conto di essere un genio. Ha scritto “Io uccido” (best-seller da 5 milioni di copie e tradotto in 32 lingue, ndr) in tre mesi. “Signor tenente” in mezz’ora“. L’ultima fase della malattia, un tumore che lo ha stroncato il 4 luglio 2014, Faletti l’ha affrontata con ottimismo:”L’ultimo mese, diceva: vabbé, a un altro sarebbero servite tre vite per avere le mie soddisfazioni“.
LA MOGLIE DI GIORGIO FALETTI: “USCI’ DAL COMA E FECE RIDERE I DOTTORI”
Fra i tratti caratteriali distintivi di Giorgio Faletti c’era di sicuro l’ironia. La moglie, Roberta Bellesini, al Corriere della Sera ha raccontato un aneddoto che la dice tutta sulla personalità dello scrittore:”Giorgio diceva che, essendo un comico, la sua vita poteva solo essere comica. Svegliandosi dal coma, sentiva i rumori delle macchine a cui era attaccato e riuscì a far ridere i dottori. Disse: ma dove mi avete ricoverato? A Las Vegas? Era un uomo allegro. La sera, voleva sempre amici a cena. Facevamo gare di battute. Grazie a lui, avevo affinato le mie doti“. E fu proprio in ospedale che Faletti chiese alla compagna di sposarlo: “I medici avevano chiesto a me l’autorizzazione a un trattamento sperimentale per salvarlo. Mi ero assunta il rischio. Si è ripreso e mi ha chiesto di sposarlo. Gli dissi: fai così, richiedimelo quando sei fuori, ora sei sotto farmaci, non vorrei che mi accusassi di circonvenzione d’incapace“.