Dall’edicola al seminario. Il noto comico, attore e cantante Fiorello sta lanciando in questi giorni una pubblicità relativa al suo nuovo programma radiofonico, che andrà in onda tutte le sere alle ore 19 su Radio Deejay. Il titolo scelto sfrutta il suo nome di battesimo tipicamente siciliano e oggi in disuso anche in quella regione, Rosario ed ecco lo slogan scelto: “Il Rosario della sera” che significa ovviamente il Fiorello che va in onda alla sera. Ma si sfrutta ovviamente l’omonimia con una delle preghiere più care ai fedeli cattolici, il Rosario, una pratica religiosa ancora molto amata da milioni di fedeli e che il papa ad esempio ricorda sempre di usare anche in famiglia. Per sottolineare questa “divertentissima” coincidenza, il buon Fiorello si veste anche da prete. Ce ne è abbastanza per parlare di insulto alla Chiesa e ai suoi fedeli? Dipende dai punti di vista.
D’altro canto se la Corte europea dei diritti umani punisce la Lituania perché “ha osato” dichiarare irrispettosa del sentimento popolare la pubblicità di jeans usando Gesù e Maria, chi farà caso a questa pubblicità? C’è però un interessante particolare legale che pochi conoscono, Fiorello evidentemente no. Chi usa in pubblico divise dei corpi dello Stato ma anche l’abito talare, cioè si veste da sacerdote senza esserlo, compie un atto contro la legge, l’articolo 498 addirittura del codice penale, che recita: “Chiunque, fuori dei casi previsti dall’articolo 497 ter, abusivamentep orta in pubblico la divisa o i segni distintivi di un ufficio o impiego pubblico, o di un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, ovvero di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato [348], ovvero indossa abusivamente in pubblico l’abito ecclesiastico, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da centocinquantaquattro euro a novecentoventinove euro”. Si tratta, per la legge italiana, di “usurpazione di titoli e onori”. Fiorello avvisato. Rosario (quello vero) salvato dallo sbeffeggio? Speriamo.