Pioniera nel calcio femminile italiano, Maura Fabbri verrà sempre ricordata per aver vinto il Primo Campionato italiano. Un momento unico che l’ha vista segnare sei goal ad appena diciassette anni e con la maglia del Genova, la squadra a cui deve il suo debutto nel mondo sportivo. La carriera di Maura Fabbri è di tutto rispetto e piena di momenti gloriosi. Oggi allenatrice Uisp nei campionati amatoriali, è riuscita a conquistare lo scudetto anche grazie alla maglia del Piacenza, a cui ha fatto seguito la militanza nella Falchi Astro di Montecatini e l’impegno contemporaneo con la Nazionale italiana.
Una passione che l’ha portata a diventare una vera icona del mondo calcistico femminile e che sarà ospite della nuova puntata de Le ragazze del ’68, il documentario di Rai 3 in onda oggi, domenica 11 febbraio 2018. Classe 1951, Maura Fabbri ha esordito nel Genova come terzino, per poi diventare mezzala della Falchi nel ’74, squadra con cui ottiene il titolo di Campione d’Italia. Il Sessantotto per l’ex calciatrice è stato inoltre doppiamente significativo, dato che è l’anno in cui ha fatto il suo debutto in Nazionale, con cui si è scontrata con la Cecoslovacchia. Una maglia che le ha permesso di partecipare l’anno successivo alla Coppa Europa e di segnare un’altra vittoria in finale.
MAURA FABBRI, CONTRO LA DISCRIMINAZIONE NEL CALCIO
Ancora attiva nel mondo dello sport, Maura Fabbri non ha mai smesso di lottare in difesa delle donne calciatrici. Nei suoi molteplici interventi nei programmi sportivi, ha sottolineato spesso come il calcio femminile sia continuamente vittima di un forte silenzio federale. In una sua recente intervista a Controcalcio, l’allenatrice Uisp ha infatti ribadito come ancora oggi il calcio femminile non venga considerato al pari di quello maschile, nonostante le vittorie registrate in tanti anni.
La Fabbri ricorda bene la fatica che per prima ha dovuto sostenere per poter portare avanti la propria passione, giustificata forse in anni in cui la presenza delle donne era ancora acerba e meno oggi, in un’epoca in cui ci sono molte più possibilità. Secondo il punto di vista dell’allenatrice, l’Italia è inoltre penalizzata di fronte ad altri Paesi e Nazioni europei, che possono contare su una presenza più forte nel mondo del calcio femminile. La conseguenza inevitabile è che le donne vengano sottovalutate rispetto agli atleti uomini, soprattutto per l’assenza di un programma a lungo termine che mette d’accordo la dirigenza e la federazione.