Ritanna Armeni, sempre attenta all’universo femminile, ha cominciato diversi anni fa a riflettere sulla gravidanza surrogata. Ad incuriosirla alcuni casi di cronaca, alcune testimonianze dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti che l’hanno spinta ad approfondire la questione. Arrivò a dire che la maternità surrogata non la convinceva perché le appariva come un’ingiustizia sociale: «È uno sfruttamento pazzesco spesso compiuto da donne nei confronti di altre donne», dichiarò a “Che libertà”. Questa però non è l’unica ragione per la quale è contraria: «Non mi piace un mondo dove tutto si può comprare. È una concezione che non mi appartiene. Non si dona per nove mesi un utero ma la relazione tra una donna e il feto che dentro di lei sta diventando un bambino. È un’altra cosa». Ritanna Armeni non è solo contraria, ma le danno fastidio le donne che la esaltano, che fanno della maternità una mistica. Come si può risolvere la questione per lei? «Permetterei alle coppie gay di ricorrere all’adozione», spiegò Ritanna Armeni. (agg. di Silvana Palazzo)
CHI È RITANNA ARMENI, PROTAGONISTA DI “LE RAGAZZE DEL ’68”
La giornalista e scrittrice Ritanna Armeni ha vissuto con i propri occhi la trasformazione che l’Italia ha vissuto nel Sessantotto. All’epoca 21enne, ha preso parte in modo attivo alla rivoluzione che ha messo al centro le donne, ma anche gli operai e gli studenti. Anni importanti di forte cambiamento, in cui tuttavia si respirava un’aria di forte tensione. All’epoca vicina a Potere Operaio guidato da un vertice di cui faceva parte anche Lanfranco Pace, la futura giornalista ha contribuito in modo significativo ai movimenti cittadini di quell’anno e anche in seguito ha mantenuto ben saldo questo particolare tipo di timone. Con la propria penna e con la voce che le ha impedito da sempre di rimanere in silenzio. Proprio per questo sarà una delle due protagoniste della nuova puntata della seconda stagione de Le ragazze del ’68, il documentario storico che andrà in onda su Rai 3 oggi, domenica 11 febbraio 2018.
Il ruolo di Ritanna Armeni è stato significativo in quell’epoca, soprattutto per la sua formazione personale. Decisa a portare avanti una battaglia a favore dell’emancipazione e della parità, contro qualsiasi tipo di divisione che separi le donne dagli uomini. Un anno importante anche sotto un altro punto di vista per la futura giornalista, che proprio in quell’anno ha conosciuto il marito Sergio Rovetta. In un’intervista rilasciata a Claudio Sabelli Fioretti, la Armeni ha sottolineato come all’epoca fosse solo una ragazzina, ma già sicura di essere politicamente un’operaista. Un anno distante dal periodo successivo trascorso come giornalista de Il Manifesto e dell’Unità, ma già consapevole della propria natura di militante.
L’ULTIMO LIBRO DI RITANNA ARMENI
Il ruolo delle donne a tutto tondo è uno dei testimoni che Ritanna Armeni ha assunto nel suo ultimo lavoro. Il suo “Una donna può tutto” è stato pubblicato lo scorso 8 febbraio 2018 grazie all’editore Ponte alle Grazie e con il sottotitolo di “Volano le Streghe della notte”. Un libro grazie a cui la giornalista e conduttrice ha deciso di raccontare in quali condizioni vivessero le donne negli anni ’40, decise a lottare e forti della loro unione. Non solo partigiane ma anche casalinghe, in attesa del ritorno dei loro affetti dal fronte, per un racconto che si avvale anche del contributo di documenti storici e delle parole di Irina Rakobolskaja, parte delle donne aviatrici sovietiche che hanno dato un contributo significativo al tracollo dell’esercito di Hitler.
Una vera eroina che non ha esitato a portare avanti i propri ideali, a gridare la sua forte opposizione alla guerra, fino ad entrare a farne parte. Un incontro che ha permesso alla Armeni di incontrare Irina più volte a Mosca, per poi scoprirne la morte solo grazie ad un piccolo trafiletto apparso sul Guardian. Come sottolinea il Corriere della Sera, la giornalista ha voluto omaggiare con il titolo scelto per il suo nuovo libro quello che era il motto delle donne aviatrici del ’41, ‘Le donne possono tutto’.