Cristiano De Andrè parla di suo padre e di sua madre, Enrica Rignon, nel corso dell’intervista rilasciata qualche tempo fa a Vanity Fair. Il noto cantautore svela come sua madre, di cui non si sa molto, abbia invece avuto un ruolo determinante nella carriera di suo padre Fabrizio. «Ha avuto un ruolo fondamentale nei primi anni di carriera di mio padre. – ammette Cristiano, per poi aggiungere – Gli anni dal 1962 al 1970, quelli della Canzone di Marinella, La guerra di Piero. Viaggiavano, trascorrevano le notti a parlare. Era il suo braccio destro anche creativo». Sul rapporto tra i suoi genitori, Cristiano De André, nel corso dell’intervista, aggiunge: «Il loro era un rapporto molto passionale, “sudista”. Questo episodio e i suoi tentati suicidi sono cicatrici che mi porto dentro». (Aggiornamento di Anna Montesano)



IL PENSIERO SUL FILM CHE RACCONTA DI SUO PADRE

Era l’ottobre del 2017 quando Cristiano De Andrè aveva le idee molto chiare sulla possibilità di fare un film sul padre Fabrizio. “Dori (Ghezzi, ndr.) può fare quello che vuole, ma io non sono impazzito all’idea di un film su mio padre Fabrizio. E a quasi cinquantacinque anni posso permettermi di esprimere ciò che penso”. Con queste parole Cristiano commentava il biopic sul padre che è andato in onda su Rai1 ieri e si concluderà questa sera. Poi aveva aggiunto: “Non mi era piaciuto nemmeno il progetto del 2011, quel disco musicato dalla London Symphony Orchestra intitolato Sogno n.1, ma non mi fate litigare”. Tutto questo accadeva mentre il cantante stava per presentare il suo nuovo disco, De André canta De André Vol. III. Proprio in quel periodo, Cristiano era finito anche al centro della cronaca per colpa di alcuni episodi forse fin troppo eccessivi. Dopo aver lasciato Milano si è trasferito nella casa che Fabrizio costruì in Sardegna. E lavora al De André canta De André Vol. IV: “Lo farò con una grande orchestra (gira il nome della Royal Philarmonic, ndr) e la direzione di Daniel Lanois”, aveva precisato. (Aggiornamento di Valentina Gambino)



IL PROGETTO “INVISIBILI”

Dal padre Fabrizio, Cristiano De André ha sicuramente preso l’amore per il mondo degli ultimi, di chi per qualche motivo è rimasto indietro nella corsa della vita, pur mantenendo intatta la sua umanità. Da lì è nato il progetto “Invisiibili”, che Cristiano De André ha dedicato proprio a figure con cui ha avuto modo di avere contatti in giovanissimi età, come lui stesso ha raccontato: “Invisibili racconta le esperienze che ho vissuto in prima persona durante la mia giovinezza. Racconta di Genova e dell’Italia in quel periodo in cui i giovani si erano messi in moto per sovvertire la cappa clerico-fascista-democristiana che aleggiava sul paese. Poi ci ha pensato la droga, l’eroina a piegare una generazione.” Un modo anche per ripartire con un progetto concreto e diverso dalla musica, con i tanti problemi personali che spesso lo hanno frenato in carriera, anche se con la figura artistica del padre Cristiano sembra aver fatto pace col suo spettacolo “De André canta De André”. (agg. di Fabio Belli)



“MIA MADRE, VITTIMISTA CRONICA”

Cantautore e polistrumentista, Cristiano De André ha recentemente ripercorso la sua infanzia nel corso di un’intervista concessa a Vanity Fair. Nelle sue parole soprattutto il ricordo di sua madre, definita come “una presenza costante e anche inquietante, per via del suo bisogno di prendere amore più che di darlo”. Per Cristiano De André, infatti, Enrica Rignon “era una vittimista cronica. All’inizio per problemi al cuore: soffriva di pericardite. Poi, perché non riusciva ad accettare la fine del matrimonio”, malessere che qualche tempo dopo la condusse a tentare il suicidio per ben due volte. Il cantautore ha inoltre raccontato della relazione fra Enrica Rignon e il suo migliore amico, e del perdono concesso soltanto con il passare del tempo: “Cominciai a trovarmelo sempre per casa. Finché, un giorno, mia madre disse: ‘Marco e io stiamo insieme’. (…) Proprio con il mio migliore amico doveva mettersi? Sono esploso”. (Agg. di Fabiola Iuliano)

“NON SONO IMPAZZITO ALL’IDEA DI UN FILM SU MIO PADRE”

La Rai ha deciso di far rivivere in prima serata il mito del cantautore e poeta genovese Fabrizio De André nel film Il Principe Libero. Una fiction dedicata alla musica e alla storia del cantautore che vede protagonista naturalmente come personaggio Cristiano De André, figlio nato nel 1962 dalla prima moglie Enrica ‘Puny’ Rignon e che in un primo momento si era dichiarato contrario alla realizzazione del film. Queste erano state le parole del cantante dinnanzi alla scelta di Dori Ghezzi di dare il via ad un film biografico su Fabrizio De André: “Dori (Ghezzi,) può fare quello che vuole, ma io non sono impazzito all’idea di un film su mio padre Fabrizio. E a quasi cinquantacinque anni posso permettermi di esprimere ciò che penso”. Aggiungendo inoltre: “Non mi era piaciuto nemmeno il progetto del 2011, quel disco musicato dalla London Symphony Orchestra intitolato Sogno n.1, ma non mi fate litigare”.

CRISTIANO DE ANDRÈ, FIGLIO DI FABRIZIO: IDENTITÀ COMBATTUTA E TRAVAGLIATA

Ne viene fuori un’identità di Cristiano De André molto combattuta e per certi versi travagliata, sicuramente acuita molto dal rapporto conflittuale con suo padre e con la sua genialità. Cristiano ricorda alcuni scherzi che faceva a suo padre e come il grande Faber non amasse mai perdere: “Gli facevo scherzi che lo facevano incazzare. E non sopportava che a Risiko! vincessi sempre. Si imbestialiva, spaccava le bottiglie di birra, urlava: ‘Ti ammazzo’. È arrivato persino a rubare i carrarmatini.

Mio padre non accettava di perdere, in generale. Avrebbe voluto che studiassi veterinaria. Aveva aperto un’azienda agricola in Sardegna e gli serviva qualcuno che facesse partorire le vacche”. Con rammarico racconta però anche di quando, saputa l’estrema gravità della sua malattia, suo padre avesse deciso di non volerlo più vedere: “Da genitore non voleva mostrarsi debole. Nelle canzoni scriveva della sua fragilità ma, nella vita, non accettava di farla vedere. […] Faceva parte di quella generazione che non riusciva a dire ti voglio bene. In faccia non me l’ha mai detto. Solo dopo ho scoperto che l’affetto che provava per me lo raccontava ai suoi amici”.