Nell’Academy di Sanremo Young, la giuria di qualità che valuterà le interpretazioni dei giovanissimi talenti che si esibiranno sul palcoscenico dell’Ariston, figurano anche Angelo Sotgiu e Angela Brambati: il biondo e la mora de I Ricchi e Poveri. Per la precisione, dopo l’addio del ‘baffo’ Franco Gatti dopo la morte del figlio, Angelo e Angela sono gli unici reduci di una formazione che con la propria musica ha saputo far divertire, ballare, innamorare e sognare diverse generazioni di italiani ma non solo. La storia de I Ricchi e Poveri, peraltro, è indissolubilmente legata al Festival di Sanremo che li ha visti in gara per ben 13 volte con un solo trionfo all’attivo. Tutto ha avuto inizio nell’edizione del 1970 con il gruppo che sfruttando il no di Gianni Morandi nell’interpretare il brano La prima cosa bella, ne ha di fatto preso il posto ottenendo un enorme successo (i Ricchi e Poveri si piazzarono al secondo posto finale). Una casualità che come ha avuto modo di raccontare la Brambati in una recente intervista, si è poi ripetuta anche l’anno successivo: “Ci siamo andati con La prima cosa bella e siamo arrivati secondi. Pensi che quella canzone era stata rifiutata da Gianni Morandi, o per lo meno l’etichetta non gliela fece cantare. E accadde così anche l’anno successivo con Che sarà”.



RICCHI E POVERI, IL FEELING CON LA RUSSIA

Nella scorsa estate musicale i Ricchi e Poveri hanno lanciato un nuovo singolo intitolato Marikita con tanto di Tour. In una delle tante interviste rilasciate, i due hanno avuto modo di tornare a parlare dell’addio di Franco Gatti sottolineandone l’enorme vuoto lasciato. Inoltre, si è parlato della Genova durante gli anni Sessanta che è stata fucina di grandissimi talenti musicali: “Genova è sempre stata una fucina di musicisti molto attiva, come pure oggi anche se con qualche difficoltà. In quegli anni ci siamo trovati con gli stessi autori e musicisti che hanno fatto la storia, era facile creare gruppi musicali. Franco e io facevamo parte dei Jets. Poi abbiamo conosciuto Fabrizio De André che è stato il primo a credere in noi quattro”. Infine, piccolo spazio dedicato anche ai successi internazionali ed in particolare al feeling con il popolo russo: “Siamo stati in Russia per la prima volta nell’86. Il nostro tour restò 25 giorni a San Pietroburgo e altri 25 a Mosca in uno stadio dove ogni sera c’erano 18mila spettatori. Col popolo russo c’è stata una simbiosi immediata e un successo che dura ancora oggi”.

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