Candidato a due premi Oscar (miglior film e migliore attrice protagonista), The Post di Steven Spielberg è un thriller politico che racconta la lotta tra il governo degli Stai Uniti e i quotidiani che pubblicarono i Pentagon Papers, documenti segreti del Pentagono sulla guerra in Vietnam. Siamo nel 1971 e Katharine Graham (Meryl Streep), editrice del Washington Post, sta cercando di portare avanti il quotidiano di famiglia in un mondo maschile, poco propenso ad ascoltare la sua voce. Nonostante l’aspetto elegante e freddo, Kay ha una profonda insicurezza e non riesce a intervenire come vorrebbe nelle riunioni o a imporre le proprie decisioni. 



Il direttore del giornale, Ben Bradlee (Tom Hanks), è invece un uomo ambizioso e amante delle sfide, uno che vorrebbe sempre arrivare per primo e che sente la competizione con il “big” New York Times. Ed è proprio il New York Times che, il 13 giugno 1971, pubblica alcuni estratti dei Pentagon Papers, in cui si rivela che la guerra in Vietnam è stata portata avanti dal governo americano nonostante non ci fosse alcuna possibilità di vittoria. I soldati sono stati mandati a combattere in nome di una bugia. 



La pubblicazione provoca l’immediata reazione del governo, che accusa il quotidiano e la sua fonte (il coraggioso economista Daniel Ellsberg) di avere messo a rischio la sicurezza nazionale. Quando i giornalisti del Washington Post si trovano tra le mani quegli stessi documenti, Kay e Ben devono prendere la decisione più difficile della loro carriera: nonostante l’enorme rischio che corre il suo quotidiano, tra l’altro in fase di ristrutturazione finanziaria, Kay decide di pubblicare lo scandalo.

Spielberg affronta così un tema scottante e complesso, la difesa della verità e della libertà di stampa che garantisce la democrazia, come dichiara il primo emendamento della Costituzione americana. Ma racconta anche la storia di una donna che, pur essendo un capo, non riesce a farsi ascoltare, finché non trova la forza di imporre la propria voce. La centralità del personaggio di Kay Graham, magnificamente interpretata da Meryl Streep, fa sì che The Post sia molto più di un dramma politico. Commentando il film, il regista e i due attori protagonisti hanno sottolineato che The Post parla di coraggio. Il coraggio di dire ciò che si pensa, come impara a fare Kay; il coraggio di rischiare tutto per difendere il diritto dei giornali di diffondere – e del popolo di sapere – la verità. 



La tensione che si percepisce dall’inizio alla fine rispecchia la difficoltà di ogni decisione presa dai personaggi e l’urgenza di raccontare una storia vera, potente e attuale, in cui la posta in gioco è altissima. Si parla di libertà individuale e collettiva, di democrazia e onestà nei confronti di un popolo e del mondo intero. Si parla di donne, attraverso il percorso di Katharine Graham che si scontra con scelte ardue in un ambiente ostile, ma alla fine, grazie soprattutto al rapporto di stima e amicizia sincera con Ben Bradlee, riesce a imporsi su ciò che crede giusto. 

E in fondo The Post rappresenta anche un viaggio nostalgico nel mondo del giornalismo di un tempo, prima di internet e dei social media. Vedere la redazione in piena attività, il vecchio sistema di stampa, suscita un’emozione particolare in chi fa questo mestiere. Regia, interpreti e narrazione convergono in un film che fa sentire, appunto, la sua voce. E sui momenti che sfiorano la retorica possiamo chiudere un occhio.