Le conseguenze del suo presunto coinvolgimento nel delitto di Pamela Mastropietro, iniziano ad andare al di là del carcere. Innocente Oseghale, il primo nigeriano fermato per la morte della 18enne romana, ed attualmente in carcere per vilipendio, distruzione e occultamento del cadavere – oltre ad essere indagato anche per omicidio – non potrà più vedere la sua bambina. Come spiega Corriere Adriatico, è stata questa la decisione presa dal tribunale dei Minori di Ancona che gli ha revocato la possibilità di avere qualunque tipo di contatto con la figlia in assenza di una esplicita autorizzazione del magistrato di sorveglianza. Era stato lo stesso tribunale, lo scorso giugno, ad ammettere un provvedimento con il quale lo autorizzava a fare visita alla figlia di un anno, in una comunità insieme alla madre, attualmente ricoverata e incinta al settimo mese. L’autorizzazione gli è però ora stata revocata. Ai suoi legali l’uomo aveva manifestato il desiderio di vedere la figlia, mentre ieri aveva espresso quello di poter andare in ospedale a trovare la compagna. Poi, agli stessi legali ha ribadito la sua iniziale versione sul modo in cui, a sua detta, Pamela sarebbe morta, ovvero vittima di una overdose, mimando ad uno dei due legali i tentativi che avrebbe messo in atto per cercare di salvarla. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PAMELA MASTROPIETRO: IL CASO A QUARTO GRADO
Pamela Mastropietro ha sofferto molto prima della sua morte. A rivelarlo è il medico legale che ha effettuato la seconda autopsia sul corpo della 18enne, il cui corpo è stato ritrovato in provincia di Macerata all’interno di due trolley. Gli ultimi esami sembrerebbero tra l’altro chiudere le ipotesi iniziali sulla presunta morte avvenuta per overdose, una tesi che Innocent Oseghale continua a sottolineare durante la sua attuale detenzione in carcere. In queste ore, il nigeriano, il primo fermato dalle autorità per l’omicidio di Pamela, avrebbe sostenuto un lungo colloquio con il difensore Umbergo Gramenzi, come sottolinea Libero Quotidiano, ed avrebbe confermato che la ragazza romana sarebbe morta a causa di una dose eccessiva di eroina. Il 29enne avrebbe inoltre imitato la morte della vittima, mentre rimangono ancora oscure le sue parole circa il successivo sezionamento. Questa sera, venerdì 23 febbraio 2018, Quarto Grado approfondirà il caso di Pamela Mastropietro ed in particolar modo la presenza della ragazza nella comunità Pars in cui era ospite da alcune settimane. Gli investigatori stanno infatti approfondendo quali cause potrebbero aver spinto la 18enne a lasciare la comunità ed a tentare, si presume, di tornare a Roma. Secondo una testimone, Pamela avrebbe infatti chiesto informazioni sulla partenza dei mezzi diretti alla Capitale, prima di scegliere di andare verso i giardini di Macerata.
PAMELA MASTROPIETRO, UN QUARTO UOMO COINVOLTO?
Potrebbe esserci un quarto uomo coinvolto nell’omicidio di Pamela Mastropietro, un ragazzo di origine ghanese che nelle ore successive al delitto sembra essere scomparso. Gli inquirenti hanno perlustrato il suo appartamento ed hanno trovato al suo interno indumenti e cellulari, segnali associati alla volontà del sospettato di lasciare l’Italia in tempi record. In ballo ci sarebbe inoltre un altro uomo, un nigeriano e conoscente di Lucky Awelima con cui avrebbe tentato di raggiungere la Svizzera. Il sospettato è stato infatti fermato a Milano prima che potesse varcare il confine, una fuga che avrebbe organizzato con le sue sole forze. Come sottolinea Il Tempo, Awelima ha acquistato il prezzo del biglietto per sé, per il connazionale e per la moglie di quest’ultimo. A confermarlo un’intercettazione telefonica avvenuta fra i due uomini, in cui il sospettato per la morte di Pamela Mastropietro ha affermato che avrebbero dovuto raggiungere Chiasso. Continuano intanto ad emergere i particolari shock sull’autopsia della 18enne, privata del 20% della sua pelle. Secondo gli inquirenti l’assenza di collo, pube ed altre sezioni del corpo sarebbe stata voluta dagli assassini per mascherare la vera causa della morte. Si ipotizza infatti che sia stata strangolata e che abbia subito una violenza sessuale oppure che si sia opposta alla stessa.