Questa sera torna ad essere protagonista in televisione l’attore e comico Teo Teocoli. L’artista sarà infatti ospite nella odierna puntata di Ieri e oggi, per raccontare della propria esperienza in televisione, dei programmi a cui ha preso parte con aneddoti e quant’altro. A proposito della sua carriera in una intervista rilasciata recentemente al portale Quotidiano.net, Teocoli ha parlato dei primi passi mossi nelle vesti di cantante ricordando come insieme al proprio complesso spesso e volentieri gli capitava di doversi spostare verso la Riviera Romagnola per esibirsi in alcuni locali che negli anni Sessanta andavano per la maggiore: “Su viale Ceccarini a Riccione c’erano moltissimi locali, col mio complessino andavamo al Canasta, ma ricordo la Villalta, la Panoramica, il Sabbiolino, che non erano certo il Cocoricò, che sarebbe venuto dopo. Ce n’erano per tutti i gusti, da quelli più chic ai meno raffinati, da quelli per i giovani a quelli per i meno giovani. Appena suonavi la mazurka saltavano fuori certi ottantenni che giravano come trottole…”. Insomma, altri tempi per una gavetta decisamente differente rispetto a quella a cui sono chiamati gli attuali giovani artisti.



TEO TEOCOLI, IL DERBY CULLA DEL CABARET MILANESE

Teo Teocoli, nella stessa intervista rilasciata al portale di Quotidiano.net, ha parlato dei propri inizi nel mondo dello spettacolo ed in particolare di tanti anni in cui ha lavorato presso lo storico locale milanese del Derby, etichettato un po’ come la culla di tutti i vari artisti lombardi dello scorso secolo. Raccontando del Derby, Teocoli ha anche ricordato come all’epoca i Navigli fosse una zona piuttosto malfamata di Milano frequentata da malavitosi: “Ci ho lavorato per 17 anni, dal ’68 all’85. Finita la serata i colleghi andavano nelle trattorie sui Navigli, locali che per esempio si chiamavano ‘La fogna’. Allora i Navigli erano male illuminati, poco raccomandabili, frequentati dai malavitosi, ma noi artisti eravamo benvenuti e protetti. Si andava con Enzo (Jannacci) e Renato (Pozzetto), facevamo cantare i malavitosi che li ispiravano. Io andavo anche al Nepentha e al Charlie Max, frequentati dall’alta borghesia, per esempio i Moratti, di cui ero grande amico”.

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