Oggi, lunedì 26 febbraio, alle 15.50 su Rai 1 inizia una nuova settimana di “La vita in diretta”, condotto da Marco Liorni e Francesca Fialdini. La puntata di ieri ha intrattenuto 1.900.000 spettatori con il 13% di share nella prima parte e nella seconda 2.347.000 telespettatori con il 15.1% di share. Tra gli ospiti di ieri c’eran anche Rita Dalla Chiesa che dopo aver partecipato a La vita in diretta ha scritto su Twitter un messaggio per i due conduttori: “Troppo bello stare con voi”. Immediata la risposta di Francesca Fialdini: “Grazie a te Rita! Sei pazzesca”. In studio oggi ci sarà la giornalista Angela Azzaro: “Verso le 15 sarò alla @vitaindiretta ospite della bravissima @francifialdini”, ha scritto la blogger su Twitter. Stefano Di Michele sul Foglio ha descritto così la giornalista: “Un po’ Pippi Calzelunghe (un suo, giustificatissimo mito), un po’ folletto benefico, calciatrice fino a diciannove anni. Che ha certo letto per ben due volte la Recherche di Proust – “la prima volta quattro mesi, la seconda tre e mezzo” – che spizzica Joyce e il suo Ulisse, Agota Kristof tutta, e tutta Virginia Woolf, Gadda sempre e per sempre”.
Il caffè dei Francesca Fialdini
Angela Azzaro sarà una delle ospiti di Francesca Fialdini nel suo “caffè”. A inizio mese la Azzaro ha scritto su Il dubbio un articolo in cui commenta la reazione di Asia Argento alla pubblicazione del manifesto delle attrici e delle registe italiane a sostegno del metoo. “Finalmente è arrivata la letterina di Babbo Natale delle donne del cinema italiano. Contestano l’intero sistema ma si guardano dal fare nomi”, è il tweet con cui l’attrice ha accolto il manifesto “Dissenso comune”, in cui non vengono fatti nomi ma denunciato il sistema. “Serve fare nomi e cognomi in un manifesto per dare valore alla lotta contro le molestie? Sono convinta di no. Il rischio, del resto sottolineato dalle stesse donne dello spettacolo, è che archiviato il singolo caso, messo alla gogna quel regista o quel produttore, tutto torni come prima. È la logica del capro espiatorio che non ha mai risolto i problemi alla radice, ma ha messo in scena una punizione che lasciasse tutto intatto”, ha scritto la giornalista. Secondo la Azzaro: “il problema, presente fin dall’inizio nella campagna del me too, è quello di usare strumenti sbagliati per combattere una giusta battaglia. La battaglia è quella contro le molestie soprattutto in ambito lavorativo; gli strumenti sono quelli del giustizialismo, del processo mediatico, del voyeurismo”.