L’importante data del 9 febbraio, in cui inizieranno ufficialmente i XXIII Giochi Olimpici Invernali, si sta avvicinando. Questa manifestazione sportiva offre l’occasione per osservare quali soft skills possono insegnare gli atleti olimpionici. In particolare vorrei raccontare di un team tanto strano quanto speciale: la squadra di bob a quattro della Giamaica! Proprio quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della comparsa di questo team sulle piste invernali a Calgary, in Canada.



La vicenda di questa squadra fece il giro del mondo e venne immortalata nel film, uscito inizialmente in America venticinque anni fa, Cool Runnings – Quattro sotto zero. Tutti coloro che l’hanno visto si ricorderanno il famoso grido di battaglia: “Nessuno ancora crederci potrà / Giamaica la sua squadra di bob avrà!”. Per quei pochi che se lo sono persi, il suggerimento è quello di andarselo a vedere in attesa dei Giochi Olimpici Invernali.



Torniamo un attimo seri e analizziamo quali spunti operativi per il lavoro, e la vita personale, possono insegnarci questi ragazzi entrati nella storia dello sport. La trama racconta la storia del giovane velocista giamaicano Derice Bannock che, dopo essersi allenato per una vita come velocista per le Olimpiadi, a causa di un piccolo incidente durante la selezione ufficiale, si ritrova fuori dalla squadra che rappresenterà il suo amato Paese.

Il giovane però non si perde d’animo e viene a sapere da un amico di suo padre che sull’isola c’era uno strano americano che anni prima aveva provato a convincere il padre di Derice che dei velocisti sarebbero stati bobbisti perfetti perché avrebbero avuta una partenza a spinta particolarmente efficace. Volendo verificare questa strana “intuizione scientifica” Derice si reca con il fido amico Sanka dall’ex bobbista Irving Blitzer, detto Irv, e dopo qualche scontro e incomprensione iniziale prendono una decisone pazzesca: costituiranno il primo team di bob a quattro della Giamaica!



Vengono così radunati altri corridori tra cui Derice ritrova proprio gli altri due velocisti che non sono stati ammessi alle Olimpiadi a causa della caduta di uno dei due. Guidati da Irv i quattro ragazzi si iniziano ad allenare sia fisicamente che mentalmente per superare i pregiudizi che incorrono tra loro e per partecipare alla manifestazione sportiva.

Il team selezionato compie quindi un enorme lavoro sulle proprie credenze, superando i limiti culturali e fisici che non permettono loro di esprimersi al meglio sulla neve, che nessuno dei quattro ha mai visto in vita sua. Si preparano con coraggio perché sanno di partecipare a una competizione di livello mondiale, ma allo stesso tempo con umiltà. Hanno il desiderio costante di imparare da squadre di bob a quattro storiche come quella svizzera, canadese e americana. Inoltre, sanno che il vero piano su cui gareggiano non è tanto quello sportivo, in cui è oggettivamente difficile prendere una medaglia, ma quello ideale. Sperano infatti di contribuire a dare speranza e un piccolo esempio alla loro amata isola. Cambiare si può, ma con coraggio e umiltà.

Non è difficile immaginare contro quali pregiudizi, scherni, supponenza viene accolta la squadra della Giamaica a Calgary. Anche questa volta però un conto sono le idee, un altro i fatti: i giamaicani conquistano con il loro coraggio la stima di tutti e fanno anche scuola. Con le Olimpiadi Invernali successive diversi altri stati del Sudamerica presentarono team di bob a quattro, testimoniando come il coraggio della Giamaica aveva risvegliato le speranze di molti.

Tornando invece al presente e ai Giochi Olimpici invernali che si terranno a Pyongyang, ci auguriamo che possano accadere miracoli sportivi come quello appena raccontato. Ricordo infine per chi reputa che i fatti di Calgary e il racconto della Disney siano troppo lontani e “buonisti” che quest’anno per la prima volta la Giamaica sarà rappresentata anche da una squadra femminile di bob a due. La storia non si ripete, ma prosegue e chissà quali sorprese saprà regalare.