“Amore Criminale” in prima serata ha riassunto la storia di Maria Francesca Cimò e del suo omicidio avvenuto per mano del marito Salvatore Di Grazia. L’escalation di tensione tra i due è stata ben esplicata nel programma in onda in prima serata su Rai 3, spiegando come Maria Francesca, al culmine delle liti con il marito per il mancato accordo sulla vendita di un autolavaggio, avrebbe potuto comprendere come il comportamento dell’uomo si stesse facendo sempre più sinistro. Dopo l’omicidio e il processo, per Salvatore Di Grazia si è arrivati ad una condanna di 25 anni che l’uomo, con straordinario cinismo e senza mostrare segni di pentimento, ha incassato senza batter ciglio. Un caso difficile che dimostra come in una relazione anche nella terza età possono sopraggiungere dinamiche “tossiche” e potenzialmente pericolosissime. (agg. di Fabio Belli)
I SOSPETTI SUL MARITO
Per avere una svolta nel caso di scomparsa di Maria Francesca Cimò, conosciuta con il nomignolo affettuoso di Mariella, sono occorsi diversi mesi. La 72enne infatti scompare nel 2011 in seguito ad una lite dovuta a fattori economici e passionali: nonostante le ricerche la donna sembra come svanita nel nulla. Il caso assume subito i contorni di un vero e proprio giallo e gli inquirenti iniziano a sospettare del 76enne Salvatore Di Grazia, il marito della donna. I due si sposano infatti 43 anni prima e la loro relazione non è semplice, soprattutto negli ultimi tempi. In particolare Mariella e Salvatore litigano per la gestione di un autolavaggio self service posto in una proprietà della donna, ad Aci Sant’Antonio, in cui lavora il marito. La donna infatti è convinta che sia arrivato il momento di vendere, ma Salvatore non è d’accordo.
L’omicidio di Mariella Cimò verrà raccontato ad Amore Criminale nella puntata di questa sera, domenica 4 febbraio 2018, grazie alla ricostruzione promossa dalla conduttrice Veronica Pivetti e mediante la tecnica della docufiction, a cui si uniranno le testimonianze di persone chiave. Secondo quanto appurato dagli inquirenti, Salvatore Di Grazia aveva dei motivi ben precisi ad opporsi alla volontà della moglie di vendere l’autolavaggio: sembra che gli uffici gli servissero per consumare diversi rapporti extraconiugali. A sollevare i dubbi degli investigatori saranno soprattutto le dichiarazioni dell’imputato, dalla denuncia di scomparsa fino agli elementi raccolti grazie a tabulati telefonici ed alcune buste con all’interno del denaro, che secondo le dichiarazioni del Di Grazia erano scomparse dalla cassaforte di casa.
MARIELLA CIMO’, SALVATORE DI GRAZIA ARRESTATO
Le manette attorno ai polsi di Salvatore Di Grazia si stringono quasi un anno dopo la scomparsa della moglie Mariella Cimò. La 72enne viene vista infatti per l’ultima volta nella provincia di Catania, a San Gregorio, nell’agosto del 2011, subito dopo una violenta lite con il marito. Ed è stato proprio questo per gli inquirenti ad aver acceso la miccia nella mente dell’uomo, a causa della scoperta della donna sul reale uso che il marito faceva dell’autolavaggio di sua proprietà. Mariella infatti aveva capito che Di Grazia sfruttava gli uffici del self service come una sorta di depandance per scapoli, un rifugio che sfruttava con altre donne. La scomparsa di Mariella non è tuttavia l’unica che avviene quel giorno: in casa mancano infatti dei documenti ed una grossa somma di denaro, particolari che il marito usa forse per nascondere le prove a suo carico.
Come sottolinea La Repubblica, gli inquirenti iniziano ad intercettare le telefonate del Di Grazia nell’immediato, concentrandosi soprattutto sul fatto che ha atteso undici giorni prima di denunciare la scomparsa della moglie. Nei giorni precedenti a chi gli chiedeva dove fosse la donna, rispondeva inoltre con varie scuse, dalla possibilità che Mariella fosse uscita per alcune commissioni, fino all’eventualità che fosse fuori a fare a spesa. Undici giorni che si riveleranno fondamentali per la conclusione del caso, soprattutto perché il corpo di Mariella Comò non verrà mai più ritrovato. Gli inquirenti tuttavia si baseranno sulle prove indiziarie raccolte a carico di Salvatore Di Grazia per richiederne in arresto, sia perché il giorno della scomparsa della moglie era apparso stranamente segreto, sia perché nei giorni successivi aveva distrutto diverse cucce destinati ai cani di Mariella, 19 in tutto e verso cui la 73enne nutriva un amore quasi viscerale. Non si sarebbe mai disfatta delle strutture e specialmente non avrebbe acconsentito che qualcuno dei suoi cagnolini venisse abbattuto, come invece, quasi per rancore e liberazione, il marito provvederà a fare subito dopo la sua presunta scomparsa.