“Po-po-po-po”…la sigla di Sanremo 2018 sembra una canzoncina dello Zecchino d’oro, così per un attimo pare di essere tornati indietro di tantissimi anni. Il vostro Yoda è talmente vecchio che ricorda di aver visto il primo festival, e poi alcuni di quelli a seguire. C’era sempre molta emozione, perché la televisione non era nata da molto, e lo schermo tv aveva ancora qualcosa di magico. Ieri sera Sanremo invece è cominciato come un qualunque spettacolo del sabato sera, anche se era solo martedì. All’inizio si fa una gag per nulla nuova: Fiorello che entra subito in scena per sbaglio, e già che c’è comincia lui. Dice che non se ne può più dei soliti comici e delle solite battute, ma poi fa il solito comico con le solite battute, solo che essendo Fiorello è come sempre una spanna sopra tutti gli altri. L’intervento è breve, e termina con una sua imitazione canora di Morandi e Baglioni, conclusa con uno spettacolare acuto della durata di quasi un minuto. Ovazione del pubblico pronto a scatenarsi anche per Baglioni che appare, scendendo le scale come Wanda Osiris, in una scenografia presa pari pari da un’avventura stellare di Star Trek.



Sembra proprio imbalsamato e botulinizzato come assai malignamente ha sottolineato Antonio Ricci di Striscia la notizia. In effetti, ogni volta che parla sembra una marionetta di Podrecca (chissà chi se le ricorda, quelle il cui volto sembrava fatto di cera…). Introduce Favino che si limita a poche battute e poi insieme presentano, con la solita gag sulla Svizzera, Michelle Hunziker. Lei scende le scale in un gran bell’abito nero con una scollatura stellare che le arriva all’ombelico, mostrando di conseguenza un assai prosperoso seno, che avrà sicuramente fatto la felicità dei pensionati che costituiscono in maggioranza il pubblico di RaiUno.



Yoda non intende descrivere le singole canzoni, le risentirete più volte, ma si limita a segnalare ciò che lo colpisce. Per un momento rimane catturato da Ron, che riporta sul palco le atmosfere care a Lucio Dalla. L’inizio non è niente male, si capisce perché Ron ha collaborato a lungo con lui, ma la canzone poi non sembra capace di prendere il volo, e forse si capisce perché era rimasta un inedito…I tre presentatori fanno i disinvolti, ma in realtà sono un po’ impacciati, e ogni due per tre guardano il grande gobbo elettronico appeso alla balconata per essere certi di dire le cose giuste. Chissà perché, in uno degli appuntamenti televisivi più importanti dell’anno, la Rai non si sforza di far lavorare autori degni di questo nome: i testi che dovrebbero rendere meno noiose le presentazioni sono come sempre assai modesti…mah, sarà sempre per via del pubblico di RaiUno, chissà… Eccelle invece l’orchestra, un vero elemento forte di Sanremo, ma chissà quanti sono in grado di capirlo.



Baglioni annuncia Laura Pausini e invece arriva Fiorello, perché Laura è malata, ha la laringite. Si scherza un po’, e poi si sente una voce rauca: è Laura al telefono. Baglioni dice con sorpresa: “Ma dov’è? Al telefonoooo?” Davvero, da non credere. Meglio che cantino. E infatti i due si esibiscono in un notevole duetto in cui Fiorello non sfigura per nulla davanti a Baglioni. Si torna alla gara, e non si capisce perché abbiano selezionato Ornella Vanoni, oramai l’ombra di se stessa, miracolosamente sostenuta da Bungaro e Pacifico in qualità di badanti. Ci siamo risollevati un po’ con una breve gag di Favino e Michelle che hanno fatto finta di litigare. Pubblicità. Un po’ imbarazzante anche quella, con Mina che accenna per TIM a un unico gorgheggio, alla fine di una citazione di Star Wars, per poi dire “Carino, no?”. Testi pubblicitari in linea con quelli degli autorucoli della Rai.

Per la gara canora arriva il momento di Mario Biondi, cantante abbondantemente sovrastimato, secondo Yoda: canta un pezzo da night club, ma non si sa come possa essere stato ammesso alla gara. Invero carino lo spazio “culturale” di Favino, che comincia a declamare una poesia di Leopardi e poi finisce per cantare con notevole abilità un pot-pourri di canzoni accennando solo poche note di ciascuna. Meritata ovazione del pubblico che alla fine canta in coro assieme a lui. Peccato che poi cantino Facchinetti e Fogli, svociati per l’età, ma pervicaci nell’inglesizzare il finale di alcune parole. L’aggettivo che più corre sui social, cui Yoda butta ogni tanto un occhio, è: imbarazzante. Con l’inglese non se la cava bene nemmeno Michelle, che definisce i Decibel un “cult”, pronunciato proprio così come è scritto.

Passano Elio e le Storie Tese vestiti da pascià, con una canzone uguale a tante delle loro, che annuncia la loro uscita dalle scene. Commovente, ma inesistente come canzone, e anche questa non si capisce come abbia potuto superare il vaglio della commissione artistica. Arriva come ospite Gianni Morandi: duetta splendidamente con Baglioni su una musica di Bacalov. Niente da dire: i due si confermano vecchi leoni della canzonetta che non si smentiscono mai, altro che Pooh… Intanto sui social sostengono che a causa della Hunziker pare di stare a Striscia la notizia, ma è una mera cattiveria. Pian piano lei si è sciolta, ha cominciato a guardare meno il gobbo, e poi quel suo accento svizzero è pure divertente. Passano altri cantanti, con canzoni che al primo ascolto non paiono molto memorabili. Fa più effetto un altro intervento fuori concorso, con un bel gruppone di attori italiani che hanno lavorato con Muccino, intenti a cantare insieme a Baglioni e Favino “Adesso spogliati”. Bello l’arrangiamento dell’orchestra che finisce in un’apoteosi di cori e di fiati.

Si va avanti fino all’una, quando viene creata la solita suspense con la classifica della giuria demoscopica, che trova abbastanza d’accordo il vostro vecchio Yoda, per quello che può valere il suo giudizio. Una prima serata del festival di Sanremo con molta musica e con tre presentatori che dopo un po’ di rodaggio hanno trovato il giusto ritmo senza mai strafare, cercando di superare il solito ostacolo di testi piuttosto modesti. Scenografia avveniristica ma non invadente, orchestra eccellente, scelta delle canzoni con alcune punte e diverse cose medie, ma mai da buttare.

Ora si scateneranno i paragoni, il confronto con lo share delle altre edizioni, le non proprio disinteressate analisi dei molti giornalisti inviati da anni a passare una settimana a Sanremo. Il neo direttore di RaiUno aveva detto che si sarebbe trattato di un’edizione più artistica e meno televisiva…che avrà voluto dire? Più musica e meno effetti speciali o ospiti a capocchia? Se intendeva questo, il vostro vecchio Yoda concorda. Ma non perdona né a lui, né al direttore artistico e a tutto lo staff di aver voluto finire la serata cantando tutti insieme Po-po-po-po…che caduta di stile!