Prima di entrare nella seconda serata del festival parliamo un attimo di Prima Festival, in onda probabilmente per scaricare fasce pubblicitarie. Inguardabili i conduttori e anche il contenuto. Voto 2, al peggio non c’è mai fine.
La serata con Fiorello poteva solo andare super bene e i risultati si son visti. Ieri invece era fisiologico scivolare un po’ a valle. La partenza mi è piaciuta con un Baglioni che si è messo in gioco, prendendosi in giro, con il duetto in falsetto con Michelle. Lei è bella, brava, spontanea ed è capace di tenere la diretta.
Le nuove proposte. Non sono in grado di dare giudizi musicali, ma il tipo del cane ha letto un tema, la ragazza rap (?) non l’ho capita, il Congiuntivo era puramente coreografico, Alice aveva un bel vestito, ma ricordava un motivo e un modo di cantare già sentito, copiato. Voto ai quattro giovani: 4, musicalmente non mi dicono nulla, ma forse è meglio che il giudice sia Vites.
Il vero Festival è iniziato alle 21.25, con la discesa dallo scalone di Baglioni, Michelle e Favino. Una considerazione sulla scena. Sarà costata un pacco di euri, tra ledwall e luci che però durante le esibizioni canore disturbano e distraggono troppo. Lo scalone che scende in maniera meccanica è pacchiano e mi ricorda il film Star Trek (o gli spot dello sponsor) in perfetta sintonia però con le orecchie a punta di Favino. Voto a scena e luci: 5, caotica, sembra di essere in coda nel traffico di Bari.
Poi son partiti i big, altra storia e musica rispetto ai giovani, anche se alcuni cantanti mi han fatto venire il latte alle ginocchia. Le melodie delle Vibrazioni e di Nina Zilli non mi sono dispiaciute, così come la tromba di Roy Paci, ma non l’interpretazione di Diodato (voto 6,5 a tutti a parte l’ultimo). Inguardabili e patetici Elio e company (voto 1 per i trascorsi, sennò sarebbe stato zero) che han rovinato il famoso saluto di Stanlio e Ollio. La Vanoni (voto: 83, la sua età) la metterei insieme al Pippo Nazionale di cui parlerò dopo. L’ex Pooh, Red ha rispecchiato lo stile del gruppo con cui ha vinto Sanremo nel ’90. (voto 6,5 orecchiabile). Qualcuno ha qui criticato la canzone inedita di Lucio Dalla cantata da Ron, invece non mi è dispiaciuta, anzi (voto 7, favorita). Renzo Rubino, bella la camicia alla Missoni e… basta. Annalisa: vedi la nuova proposta Alice, anche se di una spanna superiore (voto 6). Infine i grandi Decibel, anch’essi li metto tra i favoriti con lo stesso voto di Ron.
Comunque per non saper né leggere e scrivere son andato a leggermi i testi su Tv Sorrisi e Canzoni d ho concluso che amo le poesie in rima che insegnavano alle elementari negli anni ’60. Rilancio a Vites un giudizio sui testi.
Sono critico però con la scaletta della serata, più che sui concorrenti si è basata sugli ospiti, tutti presentati dal dittatore artistico. Mancava Fabio Fazio e avremmo rivisto Anima mia. Gli interventi hanno spezzato il ritmo dell’evento musicale. Il Volo con Vincerò ha scassato i cabbasisi, ma poi insieme a Baglioni (forse sottotono rispetto al trio) son stati eccezionali. È arrivato il bisnonno Pippo Nazionale che nel ’68 esordì al suo primo festival e ci ha propinato il suo pippotto di ricordi legati alla manifestazione. Adesso potrà riposare in pace (insieme alla Vanoni).
Il geometra di Rozzano, Biagio Antonacci, ha duettato con… Baglioni (il troppo stroppia). Il bravo Favino ha avuto il suo angolo di gloria, sempre però con gli interventi del direttore.
Il pezzo forte è stato Sting, grande, grandissimo: ha cantato umilmente in italiano una hit di Zucchero. Poi è arrivato Bombastic Shaggy con Sting alla chitarra e se l’ex marine ha fatto scena coi suoi movimenti, il Police è stato di un po’ di spanne superiore quando ha cantato la sua strofa. Peccato, avremmo preferito uno Sting con almeno un altro (se non due) suoi pezzi.
Non ho capito l’apparizione di Franca Leosini valletta di Baglioni che ha cantato un suo pezzo storico, Questo piccolo grande amore. Poi a mezzanotte il Volo con un medley di e con l’onnipresente Baglioni (che balls…). Per non parlare di Vecchioni con Samarcanda e il solito cantante, per fortuna c’era Lucio violino Fabbri.
Il dittatore artistico ha esagerato, è il festival della canzone italiana non un suo concerto.