Era difficile scrivere di Sono tornato a ridosso della sua uscita nei cinema, visto quel che è successo a Macerata. I fatti di cronaca non aiutano ancora a farlo, dato che il film parla di un Benito Mussolini tornato in vita ai giorni nostri e bramoso di riprendere il potere. Tuttavia sono ormai prossime le elezioni e non si può indugiare oltre, anche perché pare evidente la scelta di distribuire la pellicola un mese prima del voto. Non sfugge infatti che sia ambientata nel 2017 (lo si vede dai quotidiani utilizzati), ma la sua uscita in sala deve essere stata spostata di qualche mese, scelta azzeccata per il taglio che le si è voluto dare.



Il regista Luca Miniero ha raggiunto il successo nel 2010 con Benvenuti al Sud, remake del francese Giù al Nord. E anche stavolta ha deciso di rifare quanto era già stato fatto: Lui è tornato, film del 2015 tratto dall’omonimo libro di Timur Vermes e diretto da David Wnendt in cui si immagina il ritorno in vita, nella Berlino attuale, di Adolf Hitler. Molte scene, dai titoli di testa a quelli di coda, sono copiate pari pari (ovviamente con il Duce al posto del Fuhrer), la trama si differenzia un po’ nella parte finale, dando anche un senso e un respiro al film prettamente ristretti ai confini nazionali. Miniero e Guaglianone (autori della sceneggiatura) sembrano voler farci riflettere sulla mancanza di memoria del popolo italiano e sul rischio che, deluso dai politici di oggi, sia persino consapevolmente capace di affidarsi a un dittatore che già in passato lo ha condotto verso guerre e disastri. 



Ed è qui che emerge una differenza con il film di David Wnendt che mostra il livello più basso e provinciale di quello italiano. Il regista tedesco evidenziava come il pericolo di un ritorno del nazionalismo e della violenza ideologica fosse presente ormai in gran parte dell’Europa attuale (in Austria, in Francia, ecc.), Miniero punta invece su un risentimento degli italiani verso la classe politica capace di portare a commettere errori imperdonabili, senza far emergere che tale rischio non è prerogativa del nostro Paese (che appare quindi come retrogrado). È comunque salutare un “esame di coscienza” per i cittadini proprio ora che si sta per tornare al voto.



È tuttavia un peccato che non solo Sono tornato sia tecnicamente un gradino sotto il film originale (basti guardare la fotografia), ma che la riflessione venga banalizzata con un tentativo di rivestirla da commedia (senza però veri attori capaci nel genere – a meno di non voler considerare tale Frank Matano, che funziona in altri contesti) o di semplificazione storica (il fascismo viene fatto coincidere con il razzismo anti-immigrati, quasi che altrove nel mondo, nel periodo del ventennio, i neri e gli stranieri in generale venissero trattati con gran rispetto). 

L’unico merito del film sta nel far riflettere gli spettatori su quanto il male raffigurato da Mussolini sia in fondo presente un po’ dappertutto, anche senza l’etichetta di “fascismo”. Del resto ce lo ricordano i fatti del presente (dai cori pro-foibe, ai fischi e alle contestazioni contro la Brigata ebraica nei cortei del 25 aprile che non vengono certo da gruppi neo-fascisti) e del passato (i crimini commessi dai partigiani contro uomini di chiesa o contro una tredicenne violentata e uccisa perché giudicata collaborazionista “coperti” dal fatto che hanno vinto quella che è stata per molti versi più una guerra civile che di liberazione). 

Forte, infine, la critica alla televisione nel film di Miniero, accusata di riuscire a far bere agli italiani qualsiasi cosa. In parte una giusta accusa, ma non si può dimenticare che la “propaganda” o le balle si siano spacciate e si spaccino con altri mezzi e che la tv sia capace anche di far qualcosa di buono, come quando punta i riflettori sui crimini che sfuggono alla non certo assente attività delle forze dell’ordine e della magistratura.

Un consiglio in conclusione: se avete visto Sono tornato, non lasciatevi sfuggire l’occasione di guardare l’originale Lui è tornato: un confronto che va oltre i confini nazionali è senz’altro utile. Se invece non l’avete visto, fatelo prima del 4 marzo.