Un’altra voce che si è levata a favore della pizza “Craccorita”, la rivisitazione di Carlo Cracco della celebre Margherita, è quella di Annamaria Bernardini de Pace, con la giornalista e scrittrice che attraverso il suo profilo Instagram ha avuto parole di elogio per la singolare pizza presentata presentata a Milano a 16 euro “al pezzo”. “La #pizza di #Cracco#craccoingalleria a #milano . Una #sorpresa emozionante : farine integrali #lievitomadre #pomodorini gustosissimi. È una #pizza di grande personalità. 10 e lode.” Questo il testo del post su instagram, con i commenti che non hanno però placato le polemiche sui giudizi: in particolare l’avvocato Giovanni Di Marzio ha voluto specificare: “Cioè, Collega, se l’avesse fatta Ambrogio Brambilla e non Carlo Cracco, tu la loderesti ugualmente?” E la discussione sulla “Craccorita” continua… (agg. di Fabio Belli)
A QUALCUNO PIACE, MA IL PREZZO…
Mentre non accenna a placarsi la polemica contro la cosiddetta pizza Craccorita (la rivisitazione della classica napoletana che lo chef stellato propone nel suo bistrot milanese alla non certo simbolica cifra di 16 euro), vanno registrate anche alcune voci controcorrente che prendono le difese dell’ex giudice di MasterChef. Come ha fatto pure, dall’alto della sua conclamata fama, uno dei re della pizza partenopea, Gino Sorbillo, molti hanno ritenuto questo “flame” nato via social contro Cracco esagerato, sottolineando come lui abbia tutto il diritto di proporre una variante del piatto, pur sottolineando che non si tratta di pizza classica. Inoltre, a differenza delle semplificazioni e facile ironie lette su web negli ultimi due giorni, pare che la vicenda sia stata ingigantita e, stando a quanto raccontato da una delle cameriere che lavorato nel suo caffè bistrot, la pizza non avrebbe nemmeno dovuto essere nel menu. Tuttavia, complice anche il forte richiamo turistico che la Galleria Vittorio Emanuela esercita soprattutto su chi viene a visitare Milano dall’estero, pare che Cracco abbia deciso di osare, proponendo la sua rivisitazione alla “Margherita” e pure alle verdure. E, basandosi sui giudizi di chi l’ha assaggiata, a differenza di tanti che si sono limitati a ironizzare su Twitter, il risultato sembra essere lusinghiero. Peccato solo per il conto dato che per la pizza di Cracco, più acqua, caffè e coperto si arrivi a pagare 26,50 euro. Prezzo esorbitante ma, anche qui, pienamente in linea con gli standard degli altri locali presenti in una delle zone più esclusive del capoluogo lombardo. (agg. di R. G. Flore)
LA DIFESA DI GINO SORBILLO
La pizza Margherita di Carlo Cracco divide l’Italia. La questione è andata ben oltre il suo costo, 16 euro, visto che in molte pizzerie di Milano costa 10-12 euro. Il problema è invece il risultato della “rivisitazione” del celebre chef. I puristi della Margherita hanno subito attaccato Cracco per la scelta degli ingredienti, ma per difenderlo è sceso in campo Gino Sorbillo. Il famoso pizzaiolo partenopeo ha assolto il collega e la sua pizza ai cereali. «Mi è piaciuta la filosofia, onesta e semplice, che sta dietro a quella creazione», ha dichiarato nell’intervista a La Nazione. Per Sorbillo quella pizza è «l’espressione di uno chef stellato che ha fatto un percorso ricco e con una sua identità». La pizza Margherita proposta in Galleria a Milano contiene i “punti di vista” di Cracco, che comunque non ha mai dichiarato nel menù di fare una pizza napoletana. Il fatto che l’abbia chiamata Margherita potrebbe aver tratto in inganno qualcuno, ma non Sorbillo. «A differenza di altri, Carlo usa prodotti di altissima qualità. Noi partenopei dovremmo scandalizzarci di più quando troviamo in giro pizze, vendute e pubblicizzate con l’aggiunta di riconoscimento Dop o Doc, ma con materiali scadenti. La sua, invece, è un’operazione onesta».
CARLO CRACCO, LA SUA PIZZA MARGHERITA DIVIDE
Le critiche a Carlo Cracco per la pizza Margherita proposta a Milano possono essere spiegate in tanti modi. Gino Sorbillo parla di «invidia». Il celebre pizzaiolo partenopeo nell’intervista a La Nazione taglia corto: «Invece di guardarsi dentro per fare bene il proprio lavoro, molti stanno lì a fare solo i censori». Ma Sorbillo per le sue esternazioni è finito nel fuoco amico. La stampa partenopea non ha dimenticato le sue proteste in piazza perché era stata assegnata a Padoan la migliore pizzeria dalla prima guida del Gambero Rosso. Per il Mattino è una questione di giuste definizioni: «Il punto politico della vicenda non è se la focaccia di Cracco sia buona o meno. Il punto è che si usa un nome non appropriato per un cibo. La pizza è pizza, non può essere definito con questo termine qualcosa di completamente diverso in nome della libertà. Perché in questo caso la libertà è semplicemente ignoranza delle cose». Luciano Pignataro sulle colonne del quotidiano partenopeo non entra nel merito della bontà della pizza proposta da Cracco, ma evidenzia l’importanza dei giusti nomi, perché sono l’identità di una comunità. E qui arriva la stilettata a Sorbillo: «Invece di godere della ribalta mediatica che abilmente si è guadagnato smarcandosi dal suo popolo, rileggerei le centinaia di commenti sotto i suoi post dei suoi clienti, della gente che gli vuole bene. E la prossima volta non venderei la primogenitura per un piatto di lenticchie come Esaù, pardon, qualche comparsata in più in televesione».