Tra gli ospiti della nuova puntata di Verissimo fa il suo ingresso in studio Silvio Muccino. L’attore e regista esordisce anche come scrittore e ammette di essere molto emozionato: “È un bel momento, è bello reinventarsi ed è bello tornare ad esordire e per me oggi è un esordio. Io mi definisco un cantastorie”. Una passione, quella per la scrittura, che ha radici lontane: “La mia infanzia è stata bellissima. Sicuramente ero molto fantasioso, vivevo delle mie avventure e a volte quelle avventure me le scrivevo. Era come se il germe del raccontare storie fosse la prima cosa che ricordo”, ammette l’attore. Muccino parla però dell’allontanamento dal grande schermo e del suo perchè: “Lavorando dai 16 anni ai 25 costantemente al cinema non hai l’occasione di vivere una parte della vita che è importante e non torna più: la leggerezza. Per questo a 25 anni ho deciso di prendermi spazio e dire molti no”. (Aggiornamento di Anna Montesano)



“Ho dovuto combattere l’insicurezza puntando su altre”

Silvio Muccino si racconterà in una intervista esclusiva a Silvia Toffanin parlando principalmente del suo nuovo libro Quando eravamo eroi. Silvio Muccino negli ultimi anni non è apparso moltissimo in televisione, preferendo un lungo isolamento per ritrovare se stesso e il suo percorso dopo aver avuto dei problemi con suo fratello, il regista Gabriele Muccino. Un percorso che adesso l’ha portato ad essere un valido scrittore e prova ne è questo suo ultimo romanzo che già sta riscuotendo un discreto successo, posizionandosi al quinto posto nella classifica Bestseller di IBS Libri. In una recente intervista rilasciata alla rivista Amica, Silvio Muccino ha spiegato da dove ha tratto l’ispirazione per ‘Quando eravamo eroi’. Queste le sue parole: “Sono cresciuto ascoltando gli Oasis, i Radiohead, i Nirvana. Faccio parte della generazione di MTV, allora, cinema, libri, musica, iniziavano a diventare immagine, fondendosi nel racconto. Mi rivedo ragazzo, con le all star ai piedi, la zeppola, i brufoli. Si cresce per fortuna. Sono innamorato del romanzo gotico: permette di esaltare i grandi temi. Leggendo Frankenstein di Mary Shelley ho imparato a tradurre in parole il senso di profonda alienazione, quello per cui tutti, prima o poi, ci sentiamo inadatti al mondo, al pubblico. Io stesso ho dovuto combattere: alla fine ho vinto, ma ci sono riuscito riconoscendo la mia insicurezza, fragilità. E puntando su altre sfumature del mio carattere”.



SILVIO MUCCINO: “NEL CINEMA CI SONO MILLE FILTRI, IL LIBRO INVECE È UNA LETTERA APERTA”

Silvio Muccino, 36 enne attore, regista e scrittore italiano è l’atteso ospite di questa puntata pomeridiana di Verissimo. Da poco nelle libreria con il suo ultimo romanzo Quando eravamo eroi, Silvio Muccino ama definirsi esordiente e alieno. E proprio attraverso questo libro vuole comunicarlo ai suoi lettori. Si tratta di un romanzo intenso, dove alcuni sentimenti profondi come la sincerità e l’onestà la fanno da padrone. È una sorta di rivincita, di risalita dopo una brutta caduta. Viene quindi raccontato l’eroe che diventa uomo comune con la grande sfida della vita che attanaglia tutti, vivere e tentare di essere sempre se stessi. Nello specifico nel romanzo viene narrata la storia di Alex, un ragazzo trentenne che dopo essere stato ad Amsterdam decide di ritornare in Italia. Una vecchia fotografia scattata con gli amici di allora lo fa tornare indietro nel tempo, proprio quando Alex e i suoi amici erano inseparabili finché accadde qualcosa che rovinò tutto. In una recente intervista rilasciata alla rivista Amica, Silvio Muccino confessa che con questo suo libro ha voluto in qualche modo esplorare il tema del confronto. Queste le sue parole: “Il tema del confronto. Quello di chi è rimasto fedele a se stesso. O di chi pensava di poter diventare nella vita tutt’altro. Ma anche il dover scendere a patti per poi ritrovarsi facendo un percorso alternativo”.



SILVIO MUCCINO: “NON AMO PROGRAMAMRE, ORA MI STO ESPRIMENDO IN MODI E CANALI DIVERSI”

Nella stessa intervista, Silvio Muccino ha spiegato come nel libro affronti il delicato tema dell’amicizia: “Volevo riscoprire la diversità, quella che in fondo ci rendeva speciali. Nel libro parlo anche molto di amicizia. E si ride: c’è vitalità, amore. Forse è il lavoro dove, in assoluto, mi sono permesso di raccontarlo così come lo sogno. L’amore è il caos dei sentimenti. Ed è tutto ciò che scatena: il rammarico, ma anche la speranza di un percorso interiore. Scoprire te stesso attraverso tutto quello che l’amore attiva dentro di te”. Ha poi parlato della lezione che ha tratto nello scrivere ‘Quando eravamo eroi’: “Mi sono reso conto che per entrare nel cuore del lettore avevo bisogno di conoscere e studiare questi personaggi in maniera approfondita, più di quanto si possa raccontare con un film. Una volta trovati, sono stati a loro a raccontarmi il libro da scrivere”. Rispetto invece alla sua vita attuale e al personaggio famoso che è diventato, Silvio Muccino dice: “So che non sento nessun bisogno di tagliare col mio passato. Non amo programmare, per questo ora sto lasciando a me stesso la possibilità di esprimermi in modi e canali diversi. Negli ultimi anni ho fatto un lavoro su di me molto intenso. Adesso, per esempio, so che fare film non è più al primo posto. Nel cinema ci sono mille filtri tra te e il pubblico, purtroppo a volte i messaggi si perdono: il libro invece è una lettera aperta. Ho capito che siamo noi a costruire i nostri incontri: ci adattiamo, li attiriamo, li cerchiamo se ne abbiamo bisogno. Certo non sempre poi arrivano. Ma a volte, se iniziamo a perdere strati, poi stiamo meglio: ci sentiamo più leggeri”.