Franca Leosini ha avuto il merito e il compito di presentare i presunti mostri nella cronaca, proponendoli al pubblico sotto altre vesti. E se qualcuno giudica il suo lavoro molto audace, la giornalista napoletana fa della sua cifra stilistica un vero e indissolubile marchio di fabbrica (e cavallo di battaglia). Storie Maledette, non potrebbe essere in grado di vivere se non fosse presentato dalla Leosini. Nessun altro infatti, sarebbe in grado di sciorinare con la stessa naturalezza, delle perle di tale spessore. “I colori della cronaca sono colori accesi e non sempre corrispondono alla luminosità delle persone coinvolte, alla luce e all’ombra che le definiscono”, questo è il Franca-pensiero quando, ben 24 anni fa ha avuto l’idea geniale di proporre al pubblico un programma come Storie Maledette. Un progetto capace di farci mettere in discussione la vita stessa tramite l’utilizzo esclusivo delle parole. “Il mio compito non è giudicare, ma cercare di comprendere quanto più possibile”, precisa ancora. E sulle Storie davvero maledette, ha una sua specifica idea, così come racconta all’HuffingtonPost: “Quando ero bambina, giocavo con coetanei che per divertimento inseguivano le lucertole e le tagliavano la coda: un gesto di pura crudeltà. Nemmeno i bambini sono buoni per natura. C’è una porzione di malvagità in ciascuno di noi. Poi, la cultura, l’ambiente in cui cresciamo, la consapevolezza di noi stessi, ci rendono capaci di gestirla”. Se vi sono venuti i brividi… niente paura, vi basterà semplicemente essere capaci di governarli. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
LA REGINA DELLA DOMENICA SERA
E’ lei la regina della domenica sera. Prima di Roberta Bruzzone, di Gianluigi Nuzzi e il suo Quarto Grado e tutti coloro che si occupano di cronaca in tv facendola diventare quasi uno show televisivo, c’era lei, Franca Leosini. Era il lontano 1988, ovvero 30 anni fa, quando la giornalista (che ci tiene a definirsi tale) ha iniziato la sua collaborazione in Rai con l’allora Telefono Giallo al fianco di Corrado Augias. Seguono poi ancora la cronaca e i grandi processi come Parte Civile e, nel 1994, Storie Maledette. Il programma in “pillole” sui grandi casi di cronaca italiana che lei stessa ha riferito di voler fare diventare “prosa”, un racconto, quasi uno spartito musicale in cui le frasi sono ben scandite e messe insieme in un modo davvero tipico dei grandi autori. A rivelarlo è la stessa Franca Leosini che, in una lunga intervista al corriere.it, ha confermato: “È un solfeggio. Tre o quattro mesi per studiare a fondo le carte processuali, quindi la scrittura dei testi. Poi un lavoro ad alta voce: costruisco un’atmosfera. Ai critici faccio notare che dietro ogni puntata c’è un lavoro meticoloso. Ecco perché faccio poche puntate“.
L’ADDIO AL COGNOME DI FAMIGLIA
Con queste parole la giornalista spiega il suo certosino lavoro diventato anche punto di riferimento in rete nell’epoca dei social ma la Leosini stessa conferma che il suo non è un linguaggio ricercato, lei queste parole le “possiede”: “io le parole non le ricerco, le possiedo. Non è che io parli in modo straordinario, è il linguaggio comune che si è impoverito”. Franca Leosini non ha alcun dubbio, la sua professione e il suo lavoro sono la strada che lei ha sempre voluto e cercata per lei stessa ma fa notare anche il fatto che ha sempre voluto agire da sola e, soprattutto, allontanarsi da quel cognome di suo padre che avrebbe potuto pesare su di lei facendola diventare la “figlia di”: “Vedi, io sono nata in una culla privilegiata. Famiglia altoborghese, mio padre lavorava nella finanza che conta […] Il mio cognome mi pesava. Non volevo che si dicesse che lavoravo grazie a papà“. Proprio per questo ha deciso di assumere il cognome del marito, Leosini, quando 22 anni fa ha deciso di sposarlo. Da allora sono inseparabili e visto che lui fa la spola tra Napoli e Roma per vederla e starle accanto.
LA LEOSINI E LA RELIGIONE
Ma è nella stessa intervista che viene fuori il lato umano di Franca Leosini che non parla solo del suo lavoro di giornalista e dalla sua “fuga” dalla famiglia ma anche della sua umanità, della sua voglia di affidarsi alla fede tanto che, quando si trova davanti ai piccolo ostacoli quotidiani, lo stesso marito le dice: “Dai, attiva i tuoi amici”. Lei ammette di tenere in borsa i santini di Padre Pio e di papa Giovanni e di tenerli in mano durante la messa in onda del suo programma in tv. La Leosini mostra un lato religioso e addirittura timoroso tanto che al giornalista racconta: “Tempo fa la televisione si è accesa da sola, in modo inspiegabile. E che cosa trasmetteva? Le immagini di papa Francesco in diretta da San Giovanni Rotondo, nel centenario dell’apparizione delle stimmate di san Pio. Una paura, altro che ghiaccio!“. Quasi “casualmente”, l’esperta giornalista racconta di come spesso riceve telefonate di Rudy Guede, l’unico condannato in via definitiva per l’omicidio di Meredith Kercher nella tragica notta di Halloween 2007 a Perugia. «La sua è una delle storie più controverse». Le Leosini racconta infine che nei suoi programmi invitò anche un ex del Ris, per capire come fossero state cercate le tracce e le impronte lasciate nella stanza. «Mesi dopo quella puntata, Guede ha ottenuto la possibilità di svolgere il tirocinio all’esterno in base all’articolo 21 dell’ordinamento carcerario».