Cecilia Zandalasini è la più giovane cestista del basket italiano ad aver preso parte al Campionato WNBA Statunitense. Dopo venti anni da Caterina Pollini, è la seconda ad averlo vinto. È considerata la miglior giocatrice europea under 20 ed è stata inserita nella squadra ideale degli Europei assoluti nel 2017. In Italia è ala della squadra di Schio (Vicenza) con la quale ha vinto due scudetti, due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane. Da sempre vissuta nel mondo della pallacanestro, Cecilia Zandalasini intervistata da Il Sole 24 Ore ha raccontato che sin dall’età di tre anni ha sempre giocato a basket: “Fin dal’età di tre anni ho sempre avuto in mano un pallone da basket. Mio padre Roberto e mio fratello Andrea, sette anni più grande di me, giocavano e nel fine settimana andavamo tutti insieme a vedere le partite. La passione per questo gioco me l’hanno trasmessa loro. Al minibasket bambine e bambini giocano insieme, gli stessi amici con cui mi ritrovavo sui banchi di scuola. Incontrarsi in palestra era solo un momento in più per divertirsi. A dodici anni è arrivato il momento di staccarsi dai maschi. Dovevo trovarmi una squadra femminile e così sono andata alla Geas, una società che investe molto sui giovani. A volte avevo anche l’opportunità di allenarmi con la squadra di Serie A. Ci sono rimasta cinque anni. Con loro ho iniziato a capire che giocare a pallacanestro sarebbe potuta diventare la mia professione”.



CECILIA ZANDALASINI, LA CHIAMATA DELLE MINNESOTA LINX

Una professione capace di regalarle importanti soddisfazioni, anche se come Cecilia Zandalasini ha raccontato nella stessa intervista pur essendo stata sempre sicura su cosa avesse voluto fare da grande, nella sua vita non sono mancati i momenti difficili: “Dubbi su cosa volessi fare da grande non ne ho mai avuti, momenti difficili sì. Il primo anno a Schio, per esempio, ero lontana da casa, da sola, e ho anche dovuto cambiare scuola per prendere la maturità scientifica. È stato un momento complicato perché mi sono dovuta ambientare, contemporaneamente, in più situazioni differenti. Il mio gioco ne ha risentito sembrava che tutto mi stesse crollando addosso. Superata questa stagione, è stato tutto più facile: avevo finito la scuola ed ero entrata nei meccanismi della squadra. Da lì ho imparato che c’è bisogno di tempo per adattarsi ai cambiamenti”. Sacrifici che alla fine pagano sempre, ed infatti come lei stesso ha raccontato lo scorso giugno è arrivata la chiamata delle Minnesota Linx: “Lo scorso giugno, al termine degli Europei di Praga dove non ci siamo qualificate per i Mondiali che era il nostro obiettivo, al rientro in Italia all’aeroporto ho trovato ad aspettarmi i miei genitori, e cosa più strana, il mio agente. Appena l’ho visto mi sono chiesta perché si trovasse lì. Ci siamo seduti in un bar e mi ha detto che le Minnesota Linx mi volevano nell’immediato. Ero sbalordita, sono rimasta senza parole, non me lo aspettavo, soprattutto in quel momento. È stata una piacevolissima sorpresa anche se non facile da gestire dopo la delusione con la maglia azzurra”.

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